Daniele D’Anza un triestino alla corte di Ca’ Rezzonico

Da Trieste, città della Bora e della luce, alcuni forse vorrebbero andarsene a lavorare altrove, ma c’è chi avrebbe preferito rimanere ed è stato invece portato dalle circostanze a optare per un’altra...
Da Trieste, città della Bora e della luce, alcuni forse vorrebbero andarsene a lavorare altrove, ma c’è chi avrebbe preferito rimanere ed è stato invece portato dalle circostanze a optare per un’altra sede. È il caso di un appassionato studioso triestino dell’arte del’600 e’700 veneziano, Daniele D’Anza, che il destino ha traghettato nella magica Venezia quale conservatore del Museo del settecento veneziano di Ca’Rezzonico, prestigiosa carica che ricopre dal novembre scorso. E che lo vede affiancato, in uno dei più importanti musei di Venezia, a un altro triestino, Alberto Craievich, che ne è il direttore.


D’Anza è stato selezionato assieme a quest’ultimo da Gabriella Belli, già direttore del Mart di Trento e Rovereto, chiamata qualche anno fa a dirigere la Fondazione Musei Civici di Venezia, la cui conduzione ha parecchio svecchiato, da illuminata imprenditrice dell’arte sensibile al contemporaneo oltre che al passato. Fondamentale è stato, tra gli altri atout di D’Anza finalizzati all’acquisizione del titolo di conservatore, la curatela (assieme a Maurizio Zanei) della mostra e del catologo “Zoran Music a Cortina” e della giornata di studi dedicata al grande maestro goriziano, che ha fatto percepire come lo studioso triestino, pur appassionato del’700 veneziano, fosse capace di dialogare anche con l’arte moderna. E avere quindi una visione a 360 gradi della Storia dell’arte, in cui si è laureato a Trieste con una tesi su “Joseph Heintz il giovane nella Venezia del Seicento”, pittore bavarese vissuto a Venezia, alcuni dipinti del quale sono conservati a Ca’Rezzonico. Stupendo palazzo sul Canal Grande, progettato tra metà’600 e metà’700 da due grandi, emblematici architetti dell’epoca, Baldassarre Longhena e Giorgio Massari.


Relatore di laurea fu Giuseppe Pavanello, «figura fondamentale nel mio cursus studiorum - afferma Daniele - veneziano di nascita e uno dei massimi specialisti della pittura veneziana del sei-settecento, perciò la mia formazione è sempre stata orientata sulla Venezia di quel periodo. La mia triestinità mi ha però spinto a studiare anche le cose locali ma, non essendoci a Trieste testimonianze importanti di quell’epoca, mi sono orientato sul primo’900, perché avevo voglia di lavorare nella mia città». «Così - spiega - ho per esempio curato (con Matteo Gardonio) il catalogo e la mostra’Le collezioni d’arte dell’Itis’, il volume su Vittorio Bolaffio per la Fondazione CRTrieste e quello monografico su Giovanni Zangrando assieme alla rassegna dedicatagli dai Musei provinciali di Gorizia. Il legame tra Trieste e Venezia l’ho invece esperito attraverso la figura del pittore’veneziano’Bernardino Bison che, vissuto tra’700 e’800, venne a lavorare a Trieste ed è per altro presente anche a Ca’Rezzonico con molti lavori».


«A Venezia - ricorda ancora D’Anza - avevo già vissuto perché ho lavorato per sette anni alla Fondazione Cini. La differenza con Trieste è che a Ca’Rezzonico sei al centro del mondo. Il 70% dei visitatori è composto da stranieri, le collezioni sono ricche e importanti, ci sono il Tiepolo, Canaletto, Longhi, Rosalba Carriera…sei sotto i riflettori e non puoi sbagliare nulla. Sono contento perché per me è stato un progresso. Ora ho 42 anni ed è l’età giusta anche per affrontare queste problematiche».


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Il Piccolo