Daniela Barcellona, due volte Oscar a Londra

Il mezzosoprano triestino ha vinto il “Lawrence Olivier Award” per il suo personaggio Arsace in “Semiramide”, miglior produzione

Daniela Barcellona ha vinto il Lawrence Olivier Awards, il “premio Oscar” del teatro. Domenica sera, il sorriso spontaneamente empatico della mezzosoprano triestina, ha percorso il famoso red carpet della Royal Albert Hall di Londra, per ricevere il prestigioso riconoscimento, assegnato dalla “The Society of London Theatre”. Dopo aver collaborato con tutti i più grandi direttori, nei palcoscenici di ogni latitudine, si è quindi confermata, stella di prima grandezza nel firmamento lirico mondiale.

Signora Barcellona, per quale interpretazione è stata premiata?

«Ho ricevuto due “statuette”. Abbiamo vinto il premio della “Best production” e io sono stata premiata, assieme a Joyce Di Donato, come solista per l’interpretazione di Arsace, nella Semiramide, eseguita a novembre e dicembre al Covent Garden, nella categoria “Outstanding Achevement in Opera».

Ci racconti dell’emozione di domenica sera, quegli attimi prima di trepidazione e poi di gioia.

«Incredibile, incredibile incredibile. Ho le statuette qui con me. Sono emozionatissima. È stato un onore enorme».

Prima di questa splendida carriera, lei ha vissuto l’infanzia a Trieste, sua città natale.

«Ricordo bene via Del Bosco, dove abitava mia nonna e poi S.Giusto e il Giardino Pubblico. Adoravo pattinare. Negli anni successivi ho seguito la mia famiglia a Ronchi dove mio padre carabiniere è stato trasferito».

Poi l’incontro che ha cambiato la sua vita,con il direttore d’orchestra e pianista Alessandro Vitiello.

«Fu Mario Pardini a farci conoscere, nel 1992, e lì scoccò la scintilla. Da quel momento siamo sempre stati uniti. Lui ricopre tanti ruoli: marito,insegnante, manager e tanto altro ancora. È il mio costante punto di riferimento. Ho studiato sempre con lui facendo lezione ogni giorno. Si è sviluppato contemporaneamente un rapporto sia sentimentale che musicale. È la figura fondamentale della mia vita, assieme ai miei genitori che mi hanno sempre appoggiata. Devo anche molto al maestro Gelmetti. Ha creduto in me e ha rischiato».

Quindi lei non ha frequentato il Conservatorio?

«No, ho sempre studiato da privatista. Per poter migliorare e consolidare la tecnica bisogna fare lezioni quotidiane e correggere subito gli errori. Due lezioni a settimana non bastano».

Come definirebbe il suo carattere?

«Sono un’esploratrice del mondo e dell’animo umano».

Una cantante lirica di altissimo livello come lei diventa ricca quanto una pop star?

«Assolutamente no. Neanche i miei colleghi con discografie importanti raggiungono quei livelli. Chissà, forse un tempo, Maria Callas».

Con quale cantante pop le piacerebbe duettare?

«Mi sarebbe piaciuto cantare con Freddy Mercury.E mi piace molto l’heavy metal. Comunque,a casa,canto spesso con mio marito i duetti delle opere».

Non sono note al grande pubblico opere liriche contemporanee.

«A dire il vero ce ne sono tante. Ma vengono programmate poco per timore che il pubblico non sia preparato ad ascoltarle».

Alla base dei suoi successi tanto talento e altrettanto impegno.Il lavoro ci rende davvero liberi?

«Liberi di essere noi stessi, esprimere la nostra personalità e diventare protagonisti della nostra vita. E anche consapevoli dei nostri limiti. Ho visto spesso rincorrere inutilmente carriere irraggiungibili».

Lei ha ricevuto il San Giusto d’oro nel 2008 dalle mani dell’allora (e tuttora) sindaco Dipiazza. Però non canta a Trieste da tanti anni. Perché?

«Non lo so. Ricordo un concerto nel 2006 e qualche anno dopo un Barbiere di Siviglia. Poi basta. Mi dispiace davvero. Molti triestini mi chiedono quando ritornerò a cantare qui. Lo farei volentieri ma non dipende da me».

Quanto tempo prima viene contattata per una interpretazione?

«In questo momento ho contratti fino al 2020».

Opera appena interpretata e prossimo impegno?

«Abbiamo appena finito il Falstaff a Berlino con Barenboim. La prossima sarà lo Stabat Mater di Rossini a Tel Aviv».

Quale è la sua meta preferita per le vacanze?

«Vacanze è un termine che Alessandro e io conosciamo poco. Scherzi a parte, quando vogliamo riposare stiamo a casa. Belle grigliate in famiglia e tanta spa».

I suoi cibi preferiti?

«Il sushi. E, quando sono a Trieste, la jota».

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