Dal cranio gigante al femore: a Trieste prende vita il dinosauro Big John

Continua la ricostruzione di questo gigante della preistoria nei laboratori della ditta triestina Zoic, eccellenza mondiale nell’ambito della paleontologia.

TRIESTE Significa letteralmente “faccia con tre corna”, il nome di uno dei più iconici dinosauri di sempre, il triceratopo. E proprio un enorme esemplare, forse il più grande mai rinvenuto, di questi giganti della preistoria è in fase di lavorazione nei laboratori della ditta triestina Zoic, eccellenza mondiale nell’ambito della paleontologia. Scavato in un ranch del Montana negli Stati Uniti, è stato acquisito dalla Zoic allo stato grezzo, ancora avvolto nelle camice di gesso che ne custodiscono le ossa, per essere analizzato, estratto e riportato in vita attraverso un work in progress sotto gli occhi del pubblico, che può seguirne la lavorazione a step attraverso una serie di video proposti a cadenza regolare sui social dedicati a Big John e sul sito web del Piccolo.

Dal cranio gigante al femore: a Trieste prende vita il dinosauro Big John

In attesa di poter aprire le porte del nuovo show room allestito appositamente per il montaggio e l’esposizione di Big John, gli esperti della Zoic svelano passo passo online le varie fasi di lavorazione di questo bestione, uno degli ultimi dinosauri a comparire prima della grande estinzione.

Sbarca a Trieste il gigante Big John, dinosauro cornuto made in Usa

Le dimensioni di Big John per il momento possono essere solo ipotizzate, anche se dai reperti ricevuti e dalle prime ossa lavorate si può stimare che il suo cranio possa avere oltre due metri e mezzo di lunghezza per quasi due metri di larghezza. «Sono state giornate costruttive», spiega il responsabile della Zoic Flavio Bacchia nel nuovo video che racconta l’avanzamento dei lavori.

Sbarca a Trieste il gigante Big John, dinosauro cornuto made in Usa

«Abbiamo montato l’intelaiatura nella quale andrà collocato Big John e posizionata la dima del cranio seguendo l’ipotesi che in questo momento reputiamo più probabile sulla postura definitiva dell’animale. Si è anche cominciato a posizionare un femore in fase di lavorazione, per dare la prima impressione delle dimensioni dell’animale che appare davvero grande, come già si stimava». In questi giorni è stata aperta una delle principali camicie di gesso: gli esatti contenuti dei blocchi sono tuttora un’incognita, anche se si nota subito che lo scavo è stato eseguito in maniera eccellente.

«La percentuale di ossa che abbiamo trovato è maggiore di quella che ci era stata descritta», prosegue ancora Bacchia. «Ci sono più parti del cranio di quelle che si pensava: il blocco che stiamo aprendo proviene dal bordo della scarpata lungo la quale affiorava il dinosauro, ossia uno dei blocchi che, lasciando vedere le ossa esposte, ha fatto capire che dentro la collina c’erano questi preziosi resti. Ma il reperto ha anche delle ossa estremamente meteorizzate, erose e mangiate dagli agenti atmosferici, quindi bisogna procedere con molta cautela». —
 

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