Dagli Usa a Sagrado per dirsi «sì» ricordando la guerra dei loro bisnonni
D'accordo. La guerra è anche quella che, talvolta, marito e moglie combattono sotto le lenzuola o nelle aule di tribunale. Ma nel caso di Andrea Iori e Maria Ferrer, la guerra, la Grande guerra, e nell'anno del Centenario, ha favorito l'unione, o, almeno, è stata determinante per scegliere la location della loro cerimonia.
I novelli sposi, infatti, per scambiarsi le fedi nuziali, sotto gli occhi del celebrante don Giovanni Sponton, hanno voluto la villa di Castelnuovo, a Sagrado, dove, sulla terrazza, si è consumato un pranzo sontuoso (con tanto di musica dal vivo) alla presenza di 120 invitati da Stati Uniti, Inghilterra, Nord Europa e non solo, che hanno soggiornato negli alberghi del territorio e profittato per visitare la nostra Regione.
Lui, Andrea, nato a Chicago ma con origini italiane, si occupa di finanza; lei, Maria, è nata a Miami (da padre irlandese e madre cubana) e fa la maestra di yoga. Vivono a Londra e son già partiti per il viaggio di nozze nel nostro Paese. Se hanno scelto di sposarsi “da noi” è per ricordare il loro bisnonni e i loro sacrifici: quello di Andrea, infatti, ha combattuto la Grande guerra nell'esercito italiano e proprio sul nostro Carso; e pure il bisnonno di Maria ha combattuto in Italia nel primo conflitto mondiale.
Ripercorrendo le storie dei loro bisavoli la coppia è venuta in contatto con Castelnuovo. Mirella Della Valle Terraneo, la padrona di casa, ha inviato alla coppia alcune pubblicazioni sul territorio. Ed ecco, quindi, che il tutto si è concretizzato nel fatidico “sì”.
«Sentiamo spesso affermare che i giovani sembrano distaccati e insensibili alla storia della Grande Guerra, invece la scelta di questi giovani sposi stranieri, porta una testimonianza di forte stima al valore ed al sacrificio di una intera generazione al punto che loro stessi sono diventati dei testimonial della memoria» commenta la stessa signora Mirella.
Da parte nostra, al di là degli immancabili auguri, per dirla col Manzoni «ci sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta». Ed ecco, quindi, che l’abbiamo raccontata.
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