Da Trieste “Mal di terra” debutta a Macerata Silvio Bartoli racconta la Sicilia dei migranti

lo spettacolo
Trieste “città musicalissima” va ad aprire una finestra anche sulla stagione lirica dello Sferisterio di Macerata grazie alla presenza di due artisti concittadini d’adozione come il compositore Silvio Bartoli e il mezzosoprano Giovanna Lanza.
Nato a Monfalcone, il trentenne Bartoli ha vissuto e studiato a Trieste, laureandosi al Conservatorio Tartini in pianoforte e, lo scorso anno, in composizione col massimo dei voti e la lode mentre la trapanese Lanza, carriera internazionale ma applaudita più volte anche al Teatro Verdi, si considera triestina a tutti gli effetti dopo il matrimonio col il regista Giulio Ciabatti.
Approdata in finale nel concorso “Macerata 4.0” dal titolo ‘Rosso Desiderio’, indetto lo scorso anno dal Teatro Sferisterio, l’opera composta da Bartoli su libretto di Matilde Cragnolini si intitola “Mal di terra” e debutta mercoledì prossimo al Teatro Lauro Rossi di Macerata, per la regia di Giulia Olivieri (scene Sofia Borroni costumi Edoardo Russo) e la direzione musicale di Biagio Salvatore Micciulla.
Il filo della Storia che si avvolge e riavvicina gli Anni Venti del secolo scorso ai nostri giorni, lo sguardo che si posa su una terra tanto bella e amata – la Sicilia – quanto avara di prospettive concrete per i suoi figli, costretti ad abbandonarla per andare a cercare lavoro e riscatto sociale all’altro capo del mondo, un fenomeno come l’emigrazione di massa, capace di incidere profondamente su politica economia e società, ieri come oggi. È questo l’humus narrativo da cui prende vita l’opera, che racconta la traversata di un gruppo di siciliani, partiti da Napoli con meta New York durante gli Anni Venti del secolo scorso, affrontando i molteplici aspetti – passione, amore, intraprendenza, dolore, violenza – del carattere umano in quattro scene animate da canto e recitazione, con tre protagonisti principali, un coro misto da camera e diversi attori, necessari a dar vita ai molti personaggi previsti dalla trama.
«Per la musica – spiega Silvio Bartoli – ho voluto mescolare il mio stile con la musica popolare siciliana e del centro sud in genere, anche attraverso l’utilizzo di strumenti etnici come lo scacciapensieri, il friscaletto e la cralla. Per cui ci saranno pezzi modali o tonali, popolari come la tarantella ma anche inserti atonali ed elettronici, eseguiti da un ensemble da camera con due tastiere e set di percussioni».
A Giovanna Lanza è affidato il ruolo principale di Germanotta, «una madre siciliana come lo sono io – racconta l’artista - che ha una bella psicologia perché è una donna che ha sopportato molte cose, vedova con un figlio scappato subito dopo il matrimonio, e una nuora impazzita dopo l’abbandono. Forte e intraprendente, da vera donna d’onore si sente responsabile per questa ragazza e cerca di costruirle una nuova vita facendola risposare e portandola in America».
«Per me – dice Lanza – sarà un bel cimento vocale e scenico, perché sono un po’ il motore di tutta questa situazione in cui alterno parti cantate a parti declamate e recitate con più interlocutori. Inoltre questa donna ricorda le grandi tragédiennes greche, non perché uccida qualcuno ma perché è tutta d’un pezzo e riuscire ad esprimere tutto ciò è una bella sfida».
Protesa verso una nuova forma di teatro che coniuga canto e recitazione, melodia tradizionale e nastro elettronico, “Mal di terra” è intrisa di una carica emotiva di forte impatto anche per il pubblico che, attraverso un particolare meccanismo di interazione, farà evolvere lo spettacolo verso l’happy end o il finale drammatico.
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