«Da trenta anni la fucina della Chamber Music promuove giovani talenti»
Inizia questa sera al Miela il nuovo programma con il sestetto d’archi dei Berliner Philarmoniker
Al via oggi “Cromatismi 2025” la nuova stagione cameristica di Chamber Music, che stasera al Teatro Miela alle 20.30 inaugura il cartellone con la performance della ‘Philarmonische Camerata Berlin’, prestigioso sestetto d’archi dei celebri Berliner Philarmoniker, pronta ad avvincere il pubblico nel segno di Brahms, filo conduttore della serata ma anche dell’intera stagione. Con l’edizione di quest’anno l’associazione Chamber Music festeggia trent’anni di attività, segnati dalla presenza costante di grandi interpreti e dalla promozione dei giovani talenti, nell’ottica di contribuire al turnover sulla scena cameristica nazionale e internazionale. Motore principale e anima palpitante dell’Associazione è Fedra Florit, pianista di nascita, cresciuta da manager e ora vulcanica direttrice artistica, depositaria delle memorie musicali di un prestigioso passato ma anche instancabile talent scout nonché promotrice instancabile del Concorso ‘Premio Trio di Trieste’ divenuto negli anni uno dei cinque concorsi cameristici più importanti al mondo. «Quello che mi preme sottolineare subito è che la mission della Chamber è, da sempre, quella di dare una chance ai giovani. Se ieri era una bella mission – spiega Florit – oggi lo è triplamente bella, perché i musicisti giovani sono molto più bravi non solo dal punto di vista tecnico ma anche musicale. Da vent’anni a oggi la loro crescita è stata indiscutibile e anche per questo noi facciamo in modo di farli affiancare da grandi maestri. Come sappiamo, per insegnare e lasciare una traccia su di loro bisogna non solo saper ben suonare e presentarsi in pubblico ma bisogna anche avere una comunicazione che si incentra sulla natura del musicista che hai davanti, non pensare di farne delle proprie fotocopie ma di dare loro piuttosto un incoraggiamento specifico verso quella che potrà essere la meta».
Quindi la formula “giovani talenti e grandi maestri” funziona bene…
«Direi proprio di sì perché i giovani d’oggi sono più simpatici e meno competitivi a livello di concorso rispetto al passato, quando si guardavano in cagnesco tra di loro. Oggi invece vanno a cena tutti insieme perché c’è un modo di rapportarsi decisamente diverso. Così come molti grandi maestri non esitano a mettere il loro sapere e la loro esperienza a beneficio dei giovani. Per esempio quest’anno avremo il grande pianista Louis Lortie che suonerà insieme al Quartetto Adorno e al Quartetto Guadagnini».
All’inizio c’è stato però soprattutto solo il Concorso Premio Trio di Trieste…
«In effetti è così, abbiamo iniziato con il concorso grazie all’aiuto fondamentale che ci è venuto dal Collegio del Mondo Unito di Corrado Belci e dall’allora Prefetto di Trieste Mario Moscatelli. Dopodichè negli anni abbiamo sviluppato anche il settore concertistico e questo è molto importante, perché ci ha dato modo di richiamare i vincitori del nostro concorso ma anche quelli di altri concorsi. E poi, con grande orgoglio, devo dire che siamo stati capaci di creare e fidelizzare un pubblico che ci segue con grande interesse, anche ora al Teatro Miela, dove in questi ultimi anni abbiamo allestito una camera acustica che è assolutamente straordinaria».
C’è qualche aneddoto che ricorda in particolare?
«Un ricordo speciale che ho riguarda il grandissimo pianista Radu Lupu, nostro ospite per un paio di volte, sempre preceduto da una fama di personaggio intrattabile a causa dei dolori alla schiena, della necessità di avere tre pianoforti a sua disposizione oltre a sgabelli speciali, del divieto di scattare foto. Invece quando ho avuto modo di conoscerlo personalmente ho visto una persona semplice, che si è seduto su una sedia qualsiasi e, con le foto, ha pregato solo di non schiaffargli il flash direttamente in faccia. Questo a dimostrazione del fatto che se uno ha un’essenza vera, sana e alta di maestro non ha bisogno di un corollario di atteggiamenti e di falsa fama a precederlo».
E allora cosa auspica per i prossimi trent’anni?
«Il mio è un lavoro complesso, complicato, in cui bisogna essere capaci sia nell’allestire le stagioni concertistiche che nel reperire i fondi. Io vorrei insegnare a fare tutto questo perché bisogna fare in modo che l’Associazione continui a vivere indipendentemente da me. Incrocio le dita e auguro lunga vita alla Chamber Music». —
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