Da Scarpon “pesse fresco e vin bon”
Claudio Scarpa, con l’efficiente Marica, esalta la cucina casalinga triestina (e serba)

Avete presente quello slogan-tormentone che al vecchio Grezar, negli anni ’70, ricordava nell’intervallo della partita a tutti i tifosi che «pesse fresco e vin bon li garantissi Pepon»? Altri tempi e altri locali, che non esistono più. Ma esiste invece questo “Scarpon” che potrebbe tranquillamente inserire il suo nome in quel jingle. Perchè quello che lo stesso proprietario, Claudio Scarpa, ama definire «qualcosa di più di una trattoria e qualcosa di meno di un ristorante», si è costruito negli anni uno zoccolo duro, durissimo, di supporter, che hanno seguito il proprietario e la sua famiglia fin da quando muoveva i primi passi nella sede originaria di via Crispi angolo via Rossetti.
Il trasloco in via Ginnastica è stato comunque ampiamente metabolizzato (data infatti 1999) e oggi il locale è uno di quelli che si è soliti definire familiari. Amatissimi dagli estimatori delle porzioni king-size (provate l’eccellente pasta allo scoglio, che contempla persino canestrelli e cappelunghe per farvene un’idea...), da turisti di passaggio, che possono farsi un’idea esauriente di quello che significa cucina triestina del pesce, da chi adora le impanature (non solo sardoni, comunque ottimi, ma soprattutto le canoce!) e non vuole avere sorprese nella qualità e nel conto.
Del resto Scarpa può avvalersi in cucina di quell’autentica macchina da guerra che è Marica Maric, in grado di conquistarvi da subito con la sua parmigiana di sardoni ma anche e soprattutto di farvi star bene con fritti impeccabili e un rispettoso trattamento del pesce di giornata. Particolare non trascurabile, soprattutto per gli amanti della carne, Marica è serba, e non a caso una parte del menù contempla specialità di quelle latitudini, tra le quali è assolutamente consigliata la Karageorgeva (praticamente il Cordon Bleu sciaquato nel Danubio).
Ambiente rilassante e ben climatizzato (valore aggiunto, di questi tempi...), con simpatiche tovaglie quadrettate ai tavoli, ben organizzato dalla figlia di Claudio, Sara (alla quale il padre si prepara a passare il testimone), con camerieri efficienti e attese ridotte al minimo. Sul vino, una scelta precisa: c’è solo quello della casa, nelle sue varianti più che oneste, e una sola etichetta, quella degli Scarbolo. Ma va bene così. Alla fine, è sempre il cibo che parla.
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