Da Grado il thriller senza confini di Heinichen e l’adrenalinica Xenia mette in stand by Proteo

Una nuova protagonista in “Borderless”, il giallo dello scrittore tedesco adottato da Trieste che esce mercoledì per e/o
Lo scrittore tedesco Veit Heinichen, che da anni vive a Trieste e vi ha ambientato i suoi gialli di successo con il commissario Proteo Laurenti
Lo scrittore tedesco Veit Heinichen, che da anni vive a Trieste e vi ha ambientato i suoi gialli di successo con il commissario Proteo Laurenti

TRIESTE. “Xenia si asciuga, tira fuori dei vestiti dall’armadio e prende anche la Beretta, che in genere lascia in cassaforte. Uscire con la pistola di ordinanza le sembra eccessivo. Cosa potrebbe mai capitare a Grado?”. Risposta: anche nella bella addormentata delle località marine, là dove regna la quiete più assoluta ai limiti del torpore, può accadere l’impensabile. Anche lungo quell’arenile dorato può insinuarsi, ben celato, il male.

A sovvertire gli equilibri ci pensa Veit Heinichen con “Borderless”, il nuovo romanzo dello scrittore tedesco ma triestino d’adozione che uscirà mercoledì per e/o (pagg. 480, euro 18, traduzione dal tedesco di Monica Pesetti) e sarà presentato giovedì alle 18, alla sala Xenia di Riva 3 Novembre 9, a Trieste, in una conversazione tra l’autore e il direttore del Piccolo Enrico Grazioli.

Un thriller “di svolta” con doppia mossa a sorpresa, per il creatore di Proteo Laurenti, il suo personaggio feticcio sbarcato dai libri alle serie tv. Non gli basta puntare sull’ambientazione gradese, agli albori dell’estate e dall’interessante spleen malinconico - i toni sono indefiniti come se l’Isola d’oro stesse per svanire da un momento all’altro, sospesa su un “Adriatico dal colore del metallo” - optando, quindi, per vie alternative rispetto alle ben note ed esplorate atmosfere noir triestine. Non basta, perché la novità più rilevante è il mettere (momentaneamente?) in stand-by il celeberrimo commissario salernitano per una nuova figura impegnata a tenere le fila dell'intricata indagine. Che è una donna, una nuova protagonista che risponde al nome di Xenia Zannier.

Commissaria capo Xenia Ylenia Zannier, per esteso, come lei stessa tiene a precisare con un orgoglio sui suoi natali che il lettore sarà presto chiamato a condividere. Originale e controcorrente. “Stangona con troppa adrenalina in corpo”, capelli corti, Xenia vive a Grado Pineta, viale delle Pleiadi: nella stagione calda dorme in giardino, in un letto sotto un vecchio tiglio per la claustrofobia che la perseguita.

Appena levata, all’alba, si lancia verso la spiaggia a nuotare nuda, la sera raggiunge il Muk Yan Jong (l’uomo di legno dei film di “Ip Man”) e volano calci e pugni che è un piacere. Fama di superpoliziotta, mira da lasciare annichiliti i compagni al poligono. Per non parlare della conduzione delle indagini: “Parli come se dirigessi un commissariato nel Bronx invece che a Grado, dove in estate persino i vecchi sono troppo pigri per morire”, osserva caustico un collega.

Ma il risvolto della medaglia, dietro a questo sfrenato attivismo, c’è: la giovane commissaria, ad esempio, legge e rilegge “Todo modo” di Sciascia, e non è un vezzo. È il libro che teneva nelle mani la madre prima che le crollasse addosso la casa. Succedeva a Gemona il 7 maggio 1976 e Xenia era nella sua pancia: salvata da un cesareo d’urgenza, sarà adottata dagli zii che amerà profondamente. La seconda tragedia familiare che la segnerà, invece, in età adulta, la legherà indissolubilmente all’altro potente personaggio femminile che innerva l’intreccio: la senatrice triestina Romana Castelli de Poltieri, la sua nemesi.

Rapacità antica, brama di denaro e potere da generazioni di “sciacalli che han fatto affari durante le guerre e non hanno ancora smesso”, spregiudicata e amorale, la donna (con prestigioso ufficio in piazza San Giovanni) ha mosso i primi passi in piazza negli anni ’70 manifestando contro l’aborto, per passare poi in politica come consigliera comunale: quindi, il grande balzo da piazza Unità a palazzo Madama, da senatrice eletta cinque volte di fila. Una carriera lampo fatta soprattutto di ombre, da sapiente tessitrice d’interessi, equilibri e ricatti che la rendono ormai un’intoccabile.

Sono quindi due i characters al femminile a scandire questo thriller politico, segnando, su strade opposte, il dipanarsi di un intricatissimo plot che avvolge l’intero scenario internazionale: una rete intessuta di oscuri personaggi dal “passato opportunamente ritoccato”, banche trasformate in lavatrici per il denaro sporco, aziende chimiche da acquisire per scopi militari, servizi segreti in combutta per sovvertire gli ordini europei, traffici di migranti e un doppio traffico d’armi raccontato in due diverse tranche narrative, in contemporanea all’azione principale e in flashback, andando indietro al ’94 e alla guerra nei Balcani.

A permeare il tutto, un clima teso acuito dalle incursioni di Patria nostra, misteriosa organizzazione xenofoba che mira a destabilizzare la già compromessa situazione sociale. Un mosaico che guarda al presente ma che affonda le radici nel passato, che il lettore conosce dall’inizio e che la commissaria dovrà invece comporre passo per passo, in un intrigo ramificato e in principio lievemente macchinoso, ma che poi si dipana sciogliendo man mano i suoi nodi.

Con la sua prosa asciutta e precisa l’autore sembra non voler far troppo affidamento su colpi di scena a effetto. Misurato ma non per questo meno efficace o crudo, Heinichen ci va piano anche con i morti. A restare sull’asfalto (o nelle acque gradesi) non saranno in molti come in tanti thriller contemporanei: ma il primo assassinio arriva come un soffio, e toglie il fiato nella sua spietata e cruda sintesi.

Da lì, l’autore conduce il lettore in Slovenia e Germania, in Croazia e in Italia, attraversando l’Europa d’oggi in virtù di un concetto di “borderless” che, capiremo, non è solo un nickname per accedere a un dossier segreto, ma una dimensione extra-nazionale e fluttuante di un territorio ormai senza confini, sfruttata da un crimine, scevro da limiti di demarcazione anch’esso, che ne ha fatto la sua preda più ghiotta.
 

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