Da Bonaparte a Charlie Chaplin il quid in più dell’essere mancini

Oggi la Giornata internazionale contro i pregiudizi ancora duri a morire. Preferivano la sinistra anche Leonardo, Michelangelo Picasso, Raffaello e Van Gogh



Sono stati perseguitati per secoli e i pregiudizi nei loro confronti non sono del tutto spariti. L'etimologia stessa della parola “mancino” non porta a considerare l'uso prevalente della mano sinistra in modo positivo. Il dizionario Treccani, per esempio, spiega che, in senso figurato, il termine si usa per indicare un'azione sleale e insidiosa, compiuta con astuzia e in modo imprevedibile. Riferito alle persone, equivale a infido e disonesto. E c'è di più, il termine deriva dal latino 'mancus': sinonimo di mutilato e storpio. In francese si usa “qu’il est gauche’’ per dire 'com'è goffo’. In spagnolo 'no ser zurdo’ significa 'non essere mancino’ ma anche 'sii intelligente’. In greco per dire mancino si usa 'skaios' che tra i suoi significati ha anche quello di infausto.

È per cercare di superare l’insieme dei pregiudizi che è stata pensata la giornata internazionale dei mancini, un evento nato nel 1976 grazie all'associazione inglese 'Lefthanders International', che cade oggi. Ma per cancellare in un colpo solo qualsiasi preconcetto nei confronti di chi usa prevalentemente la parte sinistra del corpo, quasi il 10% della popolazione mondiale, basterebbe mettere insieme i nomi di mancini famosi, a cominciare da Gigi Riva, una leggenda vivente del calcio di cui l'allenatore Manlio Scopigno ebbe a dire: «A Riva il piede destro serve solo a salire sul tram». Per continuare con Maradona, Johan Cruyff e John McEnroe fino a Ayrton Senna e al motociclista Valentino Rossi, per parlare di sportivi. E poi Bob Dylan, Paul McCartney, Paul Simon e Jimi Hendrix, ma anche Charlie Chaplin.

E se erano mancini Leonardo da Vinci, Michelangelo, Picasso, Raffaello e Van Gogh, c'è da credere che sia esatta la teoria secondo cui avere più sviluppato l'emisfero destro del cervello (che controlla la mano sinistra) favorisca la percezione della tridimensionalità, la creatività, e dunque la vena artistica. Secondo una ricerca della St. Lawrence University di New York tra i super intelligenti ci sarebbero più mancini che nella media della popolazione. Alan Salerman, autore dello studio, afferma che l'intelligenza dei mancini è più fluida e che in questi individui vi è una maggior propensione a risolvere i problemi. Sarà per questo che il mancino Napoleone è considerato uno dei più grandi strateghi militari della storia. Un'altra ricerca, questa volta inglese, pubblicata su Nature Neuroscience, ha dimostrato che i mancini sono meglio dotati, dal punto di vista neurologico, per l'arte oratoria: un esempio tra tutti Barack Obama. Infine, una ricerca condotta dal National Bureau of Economic Research ha evidenziato come, negli Usa, i maschi mancini abbiano in media un reddito del 15% più alto rispetto ai destrimani: è il caso di Bill Gates. Eppure spesso si è tentato di “correggerli”: Albert Einstein era uno di loro. —

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