Cyclette e giocattoli a Charlton Church Lane la casa di Londra dove visse Italo Svevo

il racconto
max calò
Charlton Church Lane è una lunga discesa della suburbia Londinese, in alto lascia alle spalle un Village da cartolina col suo green, le botteghe, una chiesa con un’improbabile torre merlata probabilmente aggiunta durante il revival medievalista dell’ottocento e anche un bel palazzo nobiliare dove ora si fanno banchetti di nozze. Scendendo la strada punta ripida verso il Tamigi, ma è un Tamigi industriale questo, ad ovest Charlton confina sì con Greenwich che è una meta turistica e set cinematografico permanente, ma il lungofiume di Greenwich è tutto sommato breve, subito oltre c’è Deptford, che col suo arsenale navale è uno dei luoghi della nascita della rivoluzione industriale.
E di questa storia industriale all’inizio del ‘900 fece parte anche un triestino d’eccezione, Ettore Schmitz, in arte Italo Svevo, che alloggiò a lungo al numero 67 di Charlton Church Lane.
La casa che ora porta una targa commemorativa posta da English Heritage è una casetta accostata come tante altre a Londra, in una zona che appare poco frequentata in questi giorni pandemici, giorni che registrano una drammatica contabilità tra le vittime del Covid-19, mentre la città tiene ancora sbarrati negozi e ristoranti. Ma nel sole i mattoni gialli mostrano la casa dove visse Svevo gioviale, allegra piuttosto che austera o noiosa come molte altre lungo la stessa via. Le case inglesi appaiono tutte uguali solo agli occhi dell’osservatore inesperto, in realtà ognuna ha la sua personalità. Questa ha pure una palma che cresce nel giardino davanti, e alcune file di mattoni come anche quelli degli architravi sono dipinti in bianco e rosso. Una nota di colore da residenza balneare.
In cima alla collina ci sono le belle case con gli ampi giardini della borghesia mercantile inglese pagate con carriere nella Società delle Indie, in basso quella volta c’era la Londra del porto e dell’industria pericolosa e puzzolente, un po’ più in là le vie malsane con i bambini scalzi che giocano in strada. La casa di Italo Svevo si collocava socialmente e geograficamente perfettamente a metà fra questi due mondi.
Qui Svevo abitò sia con altri associati della ditta Veneziani che con la moglie Livia Veneziani per periodi che nelle loro lettere hanno ricordato come fra i più sereni della loro vita assieme. In una di queste Livia scrisse addirittura che nella pace della loro casa di Londra Ettore raggiunse forse la felicità più completa.
Ci venne nel 1901, un viaggio pionieristico, incaricato di contrattare e firmare una fornitura di pitture navali anticorrosione con la Marina Britannica, la dominatrice dei mari. Un contratto gigantesco per un prodotto coperto dal segreto industriale. Quello che Ettore Schmitz stava offrendo alla marina di sua maestà era un prodotto tecnologico d’avanguardia.
Si fecero delle prove sulle navi in darsena e i tecnici della marina diedero il via libera. Il 21 Giugno 1901 Ettore Shmitz usciva dagli uffici dell’Ammiragliato con il contratto firmato. Una delle clausole del contratto stipulava però che la produzione della pittura avvenisse nel Regno Unito con maestranze locali, e questo significò che l’avventura di Ettore Schmitz a Londra era appena iniziata, e si protrarrà per oltre venti anni. Fu così che in quella zona industriale in fondo a Charlton Church Lane Ettore Schmitz stabilì e poi gestì una succursale delle pitture Veneziani e per seguire l’attività iniziò a dividersi fra Londra e Trieste, abitando per mesi all’anno nella casa di Charlton.
Italo Svevo in Italia all’epoca non riusciva a farsi riconoscere dalla critica letteraria che preferiva i registri alti ai contenuti intensi, ma Ettore Schmitz a Londra aveva trovato la maniera per essere felice nonostante gli insuccessi letterari. Quell’ambizione l’aveva messa da parte. Era ora un industriale e un commerciante di successo che quando voleva svagarsi dagli affari suonava il violino.
E gli piaceva anche l’Inghilterra, gli piacevano le patate fritte, la birra, la metropolitana, e dato che aveva simpatie socialiste andava anche d’accordo con le sue maestranze alla fabbrica di Anchor and Hope Lane, i membri di quella working class urbana industriale che là dov’era nata la rivoluzione industriale già allora vantava radici plurisecolari.
Tornato a Trieste, col cuore in pace sulle sue ambizioni letterarie, decise di migliorare la sua padronanza della lingua inglese e ingaggiò quindi un certo insegnante madrelingua impiegato alla Berlitz School, e in questo evento possiamo intravedere uno schema celeste, il dio della letteratura forse soddisfatto o forse pentito dello scherzo che aveva tirato ad Italo Svevo negandogli la gloria che meritava aveva ora deciso che il suo tempo era maturo e fece così comparire James Joyce senza il quale Italo Svevo sarebbe ancora oggi sconosciuto. Avvicinandosi alla casa di Charlton Church Lane si nota che ora è divisa in appartamentini. Alle finestre i segni di chi ci vive ora, una cyclette, una pila di giocattoli, racchette da tennis. Il Tamigi che anche al centro di Londra è grande, qua è vasto, si fa già estuario, ma le navi non ci sono più. Anche l’industria è perlopiù sparita, se alzi la testa dall’altra parte del fiume vedi i grattacieli dei colossi finanziari del Canary Wharf. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo