Cristicchi porta in scena un "San Francesco" sconosciuto VIDEO

TRIESTE. Potrebbe essere uno di quegli “incontri con uomini straordinari” che Georges Gurdjieff racconta in uno dei suoi libri più famosi e influenti. Invece “Il secondo figlio di Dio” - dove si narra la vita straordinaria di David Lazzaretti - è uno spettacolo teatrale.
Ed è Simone Cristicchi - il Gurdjieff nostro connazionale - che lo ha “incontrato”, approfondendone la vita, studiando i luoghi dove visse “il Cristo dell’Amiata”. Al Teatro Bobbio, poi mercoledì 8 e giovedì 9 al Comunale di Monfalcone, la più recente creazione di Cristicchi ritorna a proporre al pubblico, dopo il battesimo lo scorso luglio al Mittelfest di Cividale, la vicenda di una figura fuori dell’ordinario, santo utopista e coraggioso, profeta e eretico a modo suo, trascinatore di folle, vissuto in Toscana a metà '800, noto oggi a pochi, e protagonista di un’avventura spirituale e sociale che resta in parte avvolta nel mistero.
«La sua è una storia, che se non te la raccontano, non la sai» dice Cristicchi. «E a me piace descrivere Lazzaretti come un San Francesco sconosciuto. Le sue teorie sono molto attuali, sorprendentemente in linea con il pensiero di papa Francesco».
Cos’è cambiato in lei, dopo aver studiato la vicenda di Lazzaretti e averne ricavato, con Manfredi Rutelli, Valter Sivilotti e Antonio Calenda, questo testo che ha repliche prenotate fino al 2018?
«Personaggi come lui impongono domande ben più importanti delle solite, ti cambiano lo sguardo. Qualche anno fa mi è capitato di visitare il Monte Labbro, dove ci sono ancora i resti della torre e della comunità che Lazzaretti fondò. Quel luogo sprigiona un’energia particolare. Lì senti come quella comunità percepiva il rapporto con il divino che è nella natura, il far parte dell’universo, il bisogno d’amore per il prossimo, il senso forte di comunità e giustizia sociale, il mistero stesso della vita. Ho sentito che quella era una storia che dovevo raccontare».
Storia sfociata anche in un romanzo, che verrà presentato domani alle 11.30 al Caffè San Marco, primo appuntamento di Triestebookfest 2017.
«Nel libro la vicenda viene approfondita ancora di più. Perché quell’ “incontro” è stato per me una folgorazione. La stessa cosa accadde quando entrai per la prima volta nel Magazzino 18 del Porto Vecchio a Trieste. Quegli oggetti mi parlavano e sembravano davvero volere che io raccontassi le vite che stavano loro dietro. Non mi piace usare la parola medium, ma credo che la mia sensibilità mi abbia spinto a rendere loro giustizia. E lo faccio anche con David Lazzaretti».
Come un antiquario, lei riallaccia fili dispersi, che non sembrano interessare più nessuno.
«Un restauratore di memorie, così mi ha descritto un’amica. Fin da piccolo andavo per mercatini a cercare le cianfrusaglie che la gente buttava, ma che per me avevano valore. Libri antichi, chincaglieria. Una collezione che riempie per intero una mia cantina. Oggi vado a cercare cose che non interessano a nessuno e sono state abbandonate da tempo. Le ripulisco, do loro una parvenza presentabile e attraverso il teatro le divulgo, portando alla luce il germe di una bellezza che hanno dentro».
Sembrano anni luce da quando il cantautore Cristicchi trionfava a Sanremo. Era solo il 2007 invece.
«Il mio interesse per il mondo della discografia è andato sempre più diminuendo, anche se continuo a scrivere canzoni per i miei spettacoli. Certo Sanremo 2007 è stato un trampolino, mi ha reso popolare. Così come “Magazzino 18” al Rossetti è stato un secondo battesimo, un altro debutto storico della mia vita. È da lì che ho potuto far conoscere a tutta l’Italia il mio modo di fare teatro. È una casa dove sarei felicissimo di tornare».
Intanto “Il secondo figlio di Dio” sta diventando un documentario per la tv, e rivive un altro progetto che insiste ancora una volta su questo territorio.
«Vorrei terminare il documentario entro l’estate, quando per tre serate porterò lo spettacolo nei suoi luoghi esatti, sul Monte Labbro, poco distante da Arcidosso, dove mi hanno chiesto di organizzare un festival di artisti narratori, a mia immagine e somiglianza. Il Friuli e il suo terremoto torneranno invece nel progetto “Orcolat ’76” che il 6 maggio porterò al Teatro Giovanni da Udine, con Orchestra e Coro del Fvg».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo