Cristicchi: «Farei Magazzino 18 in Porto Vecchio» LA VIDEOSINTESI DELL'INTERVISTA

TRIESTE. «Mi piacerebbe portare di nuovo a Trieste "Magazzino 18" ma questa volta non a teatro. Vorrei poterlo fare proprio davanti al Magazzino 18 magari in una sera d'estate. Sarebbe un'esperienza quasi mistica che potrebbe portare qualche migliaio di persone in Porto Vecchio».
Parte dalla redazione del Piccolo, durante la diretta live su Facebook di ieri mattina, lunedì 6 marzo, l'appello di Simone Cristicchi rivolto al Comune di Trieste, per un'iniziativa che gli permetterebbe di tornare di fronte a quell'edificio da cui è nato tutto: uno spettacolo che l’ha visto protagonista nei teatri di tutta Italia. «Il Porto Vecchio ha una fortissima energia», ha detto. «C'è una grande magia, in quel luogo che viene utilizzato spesso anche per fini cinematografici e spero che l'amministrazione e le persone di buona volontà sappiano valorizzare questo grande tesoro che hanno a disposizione».
Una grande energia, Cristicchi l’ha trovata anche in un posto ben distante da Trieste, quel Monte Labbro, sul monte Amiata tra Siena e Grosseto, dove ci sono ancora i ruderi di quella che fu la comunità di David Lazzaretti, cui ha dedicato "Il secondo figlio di Dio". Lo spettacolo è in scena ancora oggi al Teatro Bobbio e in regione fino a venerdì, con due repliche al Comunale di Monfalcone e l'ultima, il 10, all'auditorium Biagio Marin di Grado. Ritornerà in altri teatri nel 2018, come ha rivelato in anteprima durante l'intervista.
Da qualche giorno a Trieste, nella sua città adottiva, Cristicchi si sta dedicando anche a camminate per scoprire posti che ancora non ha visitato, Cene, pranzi, inviti di amici, domenica anche per un giro in barca tra Grignano e Piazza Unità. «Ho la fortuna di viaggiare molto e di avere l'opportunità di riempirmi gli occhi di tanta bellezza. Sono passato dai paesaggi innevati di Bolzano al mare di Trieste ed è un cambiamento che porta sempre una grande meraviglia».
Cristicchi ama il blu, mangiare il pesce e si diverte a girare tra mercatini, librerie ed antiquari, a scovare cose che possono essere riportate a nuova vita, come si conviene a un cacciatore di storie. Un po' quello che ha portato al suo primo romanzo, “Il secondo figlio di Dio”, una storia che doveva essere rispolverata e raccontata e che è arrivata in scena per la regia di Antonio Calenda con le musiche di Walter Sivilotti, due artisti con i quali ha instaurato una prolifica collaborazione.
Durante la diretta al Piccolo, Cristicchi ha ricordato un suo nuovo appuntamento. «Il 6 maggio sarò al Teatro Giovanni da Udine con Orcolat 76, un'orazione civile con orchestra sinfonica e coro sul terremoto in Friuli. Una pagina di distruzione e morte che si è trasformata in una risurrezione. La cosa che mi ha colpito facendo questa ricerca attraverso testimoni e libri, per offrirne uno sguardo esterno, è stato il trovare tante storie di catarsi, di rinascita».
Cristicchi, ha parlato anche dei suoi figli. «Devo ogni volta riconquistarmi la figura di padre. Quando torno a casa ho talmente tanta voglia di passare del tempo di qualità con i miei figli, che sono riuscito a trovare un giusto equilibrio». Oltre seimila visualizzazioni e numerose domande, per il cantattore romano, che ha ringraziato dei complimenti e di tutto l'affetto del pubblico triestino che sta affollando il Bobbio.
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