Cristicchi al Mittelfest: «Canto perché viviamo in un mondo meraviglioso»

Stasera il cantautore in concerto a Cividale con la tappa del tour “Abbi cura di me. Acoustic Live” 

TRIESTE. «Sarà un concerto intimo, che porterà in superficie i messaggi delle mie canzoni e racconterà il mio mondo, ripercorrendo gli ultimi quindici anni della mia esperienza artistica». Simone Cristicchi, cantautore, attore teatrale, scrittore, vincitore del Festival di Sanremo 2007 con il brano “Ti regalerò una rosa”, molto noto anche al pubblico della regione per lavori di grande impatto come “Orcolat ‘76” (sul terremoto del Friuli) e “Magazzino 18” (sull’esodo giuliano-istriano-dalmata), descrive così il concerto “Abbi cura di me. Acoustic Live” (produzione Mescal), che lo vedrà di nuovo protagonista al Mittelfest di Cividale stasera in piazza Duomo alle 22 con Giuseppe Tortora (violoncello) e Riccardo Ciaramellari (piano, tastiere, fisarmonica). «Siamo in formazione acustica – spiega Cristicchi – e poi ci sono contaminazioni con il teatro: le canzoni si alternano a momenti recitati».

Agli spettatori Cristicchi si appresta a consegnare un messaggio chiaro: «Accorgersi che viviamo in un mondo meraviglioso – sottolinea - e che è una grande fortuna essere vivi e beneficiare di tanta bellezza. Arte e poesia mi hanno salvato la vita, possono contribuire a risvegliarci a questa consapevolezza».

Quali testi ha selezionato per il concerto di Cividale?

«Tra le poesie, una dalla raccolta “Foglie d’Erba” di Walt Whitman (1855), con la quale di solito chiudo. Ci sarà un omaggio a Sergio Endrigo, ma anche una delle mie ultime canzoni “Lo chiederemo agli alberi” e ovviamente “Abbi cura di me”, il brano che ho presentato all’ultimo Sanremo. Confesso che mi porto dietro sempre un quaderno con testi, poesie, pensieri e, in base a quello che vivo in quel momento, scelgo lì per lì ciò che recito. Per fortuna i musicisti sono pronti a qualsiasi cambiamento di programma».

Il tema del Mittelfest 2019, leadership, che cosa le suggerisce?

«Siamo sulla soglia di un grande cambiamento antropologico e sociale. È in atto una sorta di sgretolamento che, potenzialmente, può essere pericoloso, ma poiché sono per natura positivo e ottimista, mi piace pensarlo come un’occasione di radicale mutamento nel senso della riscoperta di alcuni valori fondamentali e, in particolare, come occasione per la riscoperta dell’altro».

Quali sono i nuclei tematici del concerto?

«Nello spettacolo ci sono tre parole chiave: attenzione all’altro, uscendo dalla trappola dell’egoismo che ci impedisce di guardare il mondo; umiltà, perché dobbiamo essere pronti a tornare ‘terra’, ridiventando pronti ad accogliere i semi di bellezza che possono arrivare dagli altri, soprattutto da quelli che sono diversi da noi. La terza parola è felicità. I Romani la usavano, in senso etimologico, per descrivere lo stato di fertilità di un albero. Un significato che condivido. Siamo felici quando diamo tanto frutto nella nostra vita, e un contributo agli altri».

A che cosa sta lavorando?

«Sto finendo di montare un documentario. E adesso mi sto concentrando sulla scrittura di un nuovo spettacolo, “Happy Next”, proprio sulla ‘felicità’, che sarà prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo, che dirigo, e dal Ctb di Brescia, e che sarà in regione nel circuito Ert. Tornerò in dicembre al Teatro Rossetti di Trieste con questo concerto del Mittelfest, ma sarà nella versione con la band, non in acustico». —
 

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