Così la radio beffava il fascismo

Strefano De Tomasso racconta la controinformazione in “Voci dalla Spagna”
Di Marina Rossi

di MARINA ROSSI

Nel luglio 1936 lo scoppio della guerra civile spagnola apriva una nuova fase della propaganda bellica attuata attraverso quella che il comandante del V Reggimento Carlos (Vittorio Vidali) avrebbe definito l'artiglieria dell'altoparlante: la radio, destinata ad assumere importanza crescente negli altri conflitti del Novecento, a partire dalla Seconda guerra mondiale.

L'intervento a difesa della Repubblica spagnola offriva all'antifascismo italiano l'opportunità di lanciare una inedita offensiva contro l'Italia fascista e con la Germania nazista, il principale alleato politico e militare dei franchisti. Questo è il tema inedito, sviluppato in modo avvincente, sulla base di studi pluriennali ed una vasta documentazione, dallo storico romano Stefano De Tomasso, collaboratore della terza rete radiofonica della Rai dal 1986, per cui ha ideato e realizzato numerosi programmi, nel volume “Voci dalla Spagna. La radio antifascista e l'Italia (1936-1939)” (Rubbettino editore, pagg 183, euro 16), presentato ieri a Trieste.

Di quella che fu anche definita guerra delle onde, onde corte in questo caso, l'autore descrive la nascita, l'attività, le forme e i contenuti delle trasmissioni. Ai microfoni di Radio Barcellona e Radio Madrid si avvicendano semplici combattenti e tutti i principali esponenti dell'antifascismo presenti in Spagna: da Carlo Rosselli a Camillo Berneri, da Pietro Nenni a Luigi Longo, a Randolfo Pacciardi, Ruggero Grieco, Vittorio Vidali.

Per quanto riguardava l'informazione sulle vicende italiane, uno dei principali bersagli di Radio Milano, spiega Tomasso, fu diretto contro la politica economica del regime, il carovita, l'autarchia e soprattutto la politica di guerra. Frequente era il confronto con le conquiste ottenute dalle masse lavoratrici nella Francia guidata dal Fronte popolare. Il 24 aprile 1937 Radio Milano e altre emittenti repubblicane diffondeva la notizia della morte di Antonio Gramsci, presente nella stampa italiana solo con un breve dispaccio. Il 12 maggio Radio Milano trasmetteva uno speciale programma dedicato alla figura di Gramsci.

A proposito della lotta in corso in Spagna, Radio Milano sottolinea innanzitutto il significato che essa riveste per la causa antifascista in Italia. Lo ribadisce Ruggero Grieco in un intervento trasmesso nel maggio 1937. «La vittoria del fronte popolare in Spagna - afferma il responsabile della segreteria del partito - segnerà anche l'inizio di un'era di libertà per il nostro Paese. Il popolo spagnolo insegna a tutti i popoli oppressi dal fascismo quale sia la strada da seguire, la vittoria della causa repubblicana sarà una sconfitta per il fascismo internazionale ed in particolare per il fascismo italiano. La Spagna è la nostra trincea avanzata!».

Quella controinformazione di massa risvegliava le coscienze degli italiani, come emerge dalla testimonianza di Angelo Del Boca, unitosi in seguito alla Resistenza come ufficiale della prima divisione Piacenza Giustizia e Libertà: «Essendo nato nel 1925 appartengo a una generazione che è cresciuta sotto il fascismo e quindi sono arrivato alla vigilia della caduta del regime avendo scarsissime nozioni di quello che era accaduto prima del delitto Matteotti. Per tanti anni avevo ascoltato soltanto una voce. Nel marzo del 1937 mi trovavo in una vecchia casa popolare che mio padre aveva acquistato dopo il suo trasferimento nel novarese. Gli operai che la abitavano sentivano le radio clandestine. Mi ricordo che un giorno uno di questi nostri inquilini portò la radio sul balcone in modo che tutto questo alveare sentisse che cosa accadeva. Che cosa accadeva? Accadeva che a Guadalajara i fascisti avevano preso una batosta dai repubblicani e dagli italiani della connotazione, questi italiani che non riuscivo a capire che viso avessero, che erano diversi da noi avevano punito severamente i fascisti. Fu questa la prima volta in cui capii che c'era qualche cosa di stonato nella visione che il regime mi dava della sua gestione dell'Italia».

Nella seconda parte del volume l'autore analizza la contropropaganda fascista di Radio Verona e Radio Valladolid ed illustra i metodi adottati dall'Ovra per ostacolare e punire l'ascolto. La caduta della Repubblica spagnola spegneva i microfoni delle emittenti clandestine, ma non annullava il significato di quell'attività.

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