Così gli antichi Romani scoprirono l’America
Nel 1576 lo studioso calabrese Giovani Lorenzo d’Anania scrisse una “Universal Fabrica del Mondo ovvero Cosmografia”, narra di come i conquistadores nel Nuovo Mondo si imbatterono nel sepolcro di un “huomo vestito in arme dell’antica Romana, alcune medaglie d’oro con la descrittione di Giulio Cesare Perpetuo Dittatore”. È una delle prove che Elio Caledo porta a suffragio dell’ipotesi che l’America venne raggiunta ben prima di Cristofo Colombo dai Romani, e anzi che gli antichi popoli in realtà erano perfettamente in grado di navigare negli oceani raggiungendo ogni angolo di mondo. Il saggio di Cadelo “L’oceano degli antichi - I viaggi dei Romani in America” (pagg. 482, euro 28,00) dopo l’edizione Palombi del 2009 torna ora per i tipi della Libreria Editrice Goriziana. Ampio e documentato , il saggio di Caledo dimostra come gli antichi avessero tutte le competenze sia tecniche che marinare che scientifiche per orientarsi navigando attraverso tutti gli oceani, e che lo fecero più volte. E per avere un’idea di com’era il mondo a quei tempi sempre la Leg ha dato alle stampe “Viaggio nel mondo antico” di Jean Claude Golvin e Aude Gros de Beler (pagg. 318, euro 28,00), un atlante illustrato che propone la ricostruzione, con vedute dall’alto, di com’erano le più gradi città al tempo dei Romani, da Babilonia a Perseoli, da Gerusalemme a Menfi,da Atene a Pompei, dalla Germania alla Gallia. Uno sguardo a volo d’uccello nel tempo che lascia stupefatti per ampiezza e bellezza delle città di allora. —
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