Cortellino e Giacomo Toni al Miela in frammenti di vita spericolata

Il cantautore triestino presenta il quarto album “Solo quando sbaglio” Il romagnolo: «Folgorato da “Trieste Mia” di Pilat, ho comprato tutti i suoi dischi»



“Frammenti di ordinaria vita spericolata” è il titolo volutamente ironico della serata che vedrà alternarsi sul palco del Miela, oggi dalle 21.30, il cantautore triestino Enrico Cortellino e il romagnolo Giacomo Toni che anticipa: «Porto il mio concerto in solo di “piano punk” come lo definisco, e poi io e Cortellino faremo qualcosa insieme. Sicuramente avrò bisogno di un suo supporto per il dialetto nella cover di un pezzo che ho scoperto in un documentario su Nereo Rocco, “Trieste Mia” in una versione di Lorenzo Pilat. Folgorato, contattai Pilat ma mi disse “son vecio, non prendo più appuntamenti”, lo volevo conoscere per chiedergli di quella scelta geniale - il pezzo è fatto solo voce, senza strumenti - davvero toccante, alla fine non l’ho incontrato ma gli ho comprato tutta la discografia».

Cortellino, noto in passato come Cortex, presenta il suo quarto album “Solo quando sbaglio” (LaPOP), registrato a Trieste con Alessandro “AbbaZabba” Giorgiutti, la batteria di Moreno Buttinar, il piano di Stefano Bigontina, il violino di Giovanna Rados, il synth e i cori di Liviano Mos e a Rimini con Cristian Bonato per la post produzione, vede le collaborazioni di Filippo Graziani nella cover di suo papà Ivan “140 km/h”, il paroliere Cheope (figlio di Mogol), il rapper Yane e altri autori conosciuti al Cet (la scuola di Mogol che l’artista triestino ha frequentato): Giacomo Quinti, Luca Masiello, Laura Raimondi, Eleonora Rossi.

«Il Cet è un bellissimo posto – commenta Cortellino – dove trovi gente determinata con cui confrontarti. Mogol è un mostro sacro, ti spiega come sono nate le sue canzoni ma nessuno potrà mai insegnarti a scrivere le tue, una bella canzone è il più delle volte la trascrizione di un’emozione e serve viverla per raccontarla. Poi ci sono delle convenzioni armoniche che si possono rispettare o sconvolgere per creare ma anche dietro i più banali trucchi vi è sempre del lavoro che si apprende sul campo con l’informazione e l’esperienza».

I riferimenti di Giacomo Toni, invece, sono Gaber, Iannacci, Conte, Capossela, Buscaglione ma anche gli Skiantos: «Nel nutrirsi di certe ironie – dice Toni – mi ritrovo molto nel gruppo di Freak Antoni, soprattutto quando dal jazz sono tornato alla mia passione per il punk e poi con loro c’è una certa affinità territoriale. E ho portato in giro il progetto gli Scontati, tributo a Paolo Conte ma è fermo da qualche anno, eseguire troppe volte il suo repertorio rischiava di rendercelo noioso, preferisco mantenere immutato il mio amore per i suoi pezzi. Ho all’attivo tre uscite ufficiali e due lavori precedenti autoprodotti. Al momento sto finendo il nuovo disco che uscirà il prossimo anno. L’ultimo, “Nafta”, è un album molto maschile, questo invece sarà pieno di ballad, avevo pianificato di distinguere così i repertori».

«Ho già suonato a Trieste – conclude l’artista di Forlimpopoli – è la città che amo di più in Italia, ma è la prima volta al Miela. Ho avuto alcune fidanzate del Nord Est, l’ho frequentato molto sviluppando un rapporto di amore e odio, vengo dalla Romagna dove la gente è piuttosto aperta e mi hanno colpito dei personaggi piacevolmente ruvidi e spesso li ho messi dentro le canzoni». —



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