Corruzione e mazzette Dopo i politici arrivano i gran burocrati di Stato
di ALBERTO ROCHIRA
Meno leggi e regole, più liberalizzazioni, più concorrenza. Partendo dallo smantellamento del super potere della burocrazia, pur senza demonizzare la pubblica amministrazione. È questa la ricetta per il futuro dell'Italia e non solo, proposta dal libro “I signori del tempo perso” (Longanesi, 2017), scritto a quattro mani da Giorgio Barbieri, giornalista, per i quotidiani veneti del gruppo L'Espresso e per Repubblica, e Francesco Giavazzi, docente di Economia politica alla Bocconi di Milano, editorialista storico del Corriere della Sera, e - fra il 1992 e il 1994 - dirigente generale del ministero dell’Economia, che con Mario Draghi avviò la riforma sulle privatizzazioni. Autore di numerosi libri, con Barbieri ha scritto anche “Corruzione a norma di legge” (Rizzoli 2014). La presentazione del libro (tutto da leggere), in un incontro con i due autori moderato da Omar Monestier, è in programma domani, alle 18, nell'Oratorio del Cristo a Udine (ingresso gratuito), a chiusura del festival Vicino/lontano edizione 2017.
«Anche con Renzi, la politica ha provato a mettere le mani alla riforma della pubblica amministrazione – esordisce Giorgio Barbieri - ma la macchina burocratica ha reagito per ostacolarlo, fino al referendum che lo ha fatto cadere». Dallo strapotere della burocrazia alla corruzione il passo è breve. «E infatti il precedente nostro libro era dedicato alla corruzione e qui siamo, all’inverso, approdati alla burocrazia – spiega Barbieri – perché più regole ci sono, più ampio è il potere dei burocrati che possono quindi chiedere un pedaggio, alias mazzette, nell’esercizio della loro funzione». Barbieri e Giavazzi ricordano che nell’opera precedente si affrontava il caso Mose per parlare di uno dei più giganteschi casi di corruzione della storia recente. «Tolti i politici, si era visto che la stragrande maggioranza dei corrotti si trovava nelle fila dei funzionari dello Stato», sottolineano.
Burocrazia corrotta non solo in Italia, ovviamente. Si tratta di un fenomeno di dimensioni mondiali. Barbieri ricorda la grande corruzione negli Stati Uniti prima che il presidente Roosevelt ponesse mano al New Deal e dunque a una vigilanza strettissima sugli appalti, affidati per la prima volta nella storia a stelle e strisce a una Autorità anti-corruzione. «Chiaro che, come in quel caso, ci vuole la volontà politica per fare una riforma, altrimenti – ammette Barbieri – non se ne fa niente». Certo la politica è succube della burocrazia per sua colpa, «ed è grazie all’abbassamento della qualità della politica, che gli spazi per i tecnici e i funzionari sono notevolmente aumentati». Tuttavia, «bisogna fare molta attenzione anche all’antipolitica», ammonisce Barbieri, rivolgendosi a coloro i quali le buttano addosso la croce. «Anche i suoi fautori – continua – dovranno rendersi conto che ci sono, appunto, poteri molto più forti della politica stessa».
Viene da chiedersi, come se ne esce? Il nuovo libro di Barbieri e Giavazzi si chiude con alcune proposte. «La più realizzabile – secondo i due autori – è forse incentivare il passaggio dal pubblico al privato e viceversa». In questo senso, un modello utile può essere offerto dalla vicina Francia, con l’esempio di Macron. «Formatosi nell’alta scuola della pubblica amministrazione – rilevano Barbieri e Giavazzi –, Macron si è fatto notare per i suoi meriti ed è passato nel privato, dove ha avuto successo, e da qui di nuovo nel pubblico». «Contrariamente a quanto accade in Italia – fanno notare – dove chi entra nella pubblica amministrazione ci resta per tutta la vita. Ovvio che il potere nelle mani del funzionario possa concentrarsi fino a diventare smisurato». In sostanza, questi “passaggi” da un settore all’altro, secondo i due autori, possono essere un ottimo antidoto alla corruzione e aprire la via a un futuro assetto di Stato "leggero", fatto meno di norme e vincoli e più intessuto di concorrenza, libertà, responsabilità.
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