Conversazioni atomiche del regista Felice Farina dentro i laboratori a tu per tu con i cervelli

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Si può parlare di scienza in modo tanto divertente da sfiorare i toni della commedia? È un cortocircuito creativo che sfocia in un appassionante e originale viaggio on the road sulla fisica, il docu-film che Trieste Science+Fiction propone oggi alle 17.30 al Teatro Miela: sono le “Conversazioni atomiche” che il festival intratterrà con il regista Felice Farina, autore di un bizzarro cammino «per seguir virtute e canoscenza» direttamente dentro ai laboratori più all'avanguardia della ricerca italiana, dall’acceleratore di particelle di Frascati all’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore passando per i Laboratori del Gran Sasso. Ma niente paura: niente toni da professoroni o inarrivabili astrusità teoriche, anzi: balza subito all'occhio un approccio leggero e quasi affettuoso verso branche di sapere troppo spesso considerate inaccessibili ai non addetti ai lavori, infondendo un tono colloquiale e “morbido” che farà anche rimpiangere, allo spettatore, di non aver goduto di insegnanti come questi.
Perché, a interagire con la simpatica coppia di protagonisti sono autentici ricercatrici e ricercatori, che raccontano il loro lavoro in questi luoghi di eccellenza della ricerca italiana. Il regista Farina interroga, ascolta, commenta con il sodale Nicholas Di Valerio, «cine operatore-cavia di una sfida donchisciottesca» che vuole immediatamente abbandonare l'impresa e viene redarguito di continuo in siparietti gustosi, chiamando Einstein per nome («Non lo chiamare “Albert” - protesta Farina - non è tuo zio!») o descrivendo l'antimateria come motore dell'astronave di Star Trek.
Da sempre «ammalato di scienza», tema che aveva toccato nella passione del piccolo protagonista del suo film “La fisica dell'acqua”, Farina non fa mistero di non amare una certa divulgazione ingessata e, alla fine, distante dalla gente. «Non amo – spiega infatti - quei documentari in cui gli scienziati appaiono in fredde interviste dal linguaggio forzatamente semplificato, e dove mirabili apparecchiature rimangono nel mistero del troppo complicato». Il suo approccio familiare è chiaro già dall'incipit, quando i due a Frascati varcano furtivamente la soglia del «mitico acceleratore di particelle» dei laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - «fondamentale per capire come funziona la materia, e quindi l'universo» mette in guardia Farina - per poi raccontare il ruolo da precursore di Enrico Fermi, «il Clint Eastwood degli sparatori di particelle, che si produceva in casa le particelle elementari».
Godibili e coinvolgenti, le “Conversazioni” sono anche ricche di filmati scientifici, per lo più inediti, dell’archivio dell'Istituto Luce. «Il film – spiega ancora l'autore – vuol rendere comprensibili e affascinanti argomenti come la gravità einsteiniana e la meccanica quantistica anche a chi è convinto di non capirne un accidente o, peggio, di non averne alcun bisogno», dense come sono anche di appassionanti storie di uomini che hanno cambiato il corso del sapere scientifico: si spazia così da Bruno Touschek, fisico viennese ebreo internato in campo di concentramento che, sottolinea quasi incredulo Farina, «trova il modo di studiare anche là dentro» e che, scampatovi, approda a Frascati rivoluzionando il mondo degli acceleratori di particelle fino alla caccia delle onde gravitazionali di Adalberto Giazotto, scienziato tenace e visionario scomparso lo scorso anno: grazie a una sua geniale idea, il suo interferometro Virgo nella campagna pisana è stato protagonista della straordinaria scoperta dei segnali di onde gravitazionali. —
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