Concerto di Natale al Verdi con la Messa di Amadeus Mozart

Oggi accompagnata dalla Sinfonia “Schwanengesang” con la direzione di Federico Maria Sardelli, soprano Lucrezia Drei, maestro del coro Paolo Longo
Patrizia Ferialdi



Alla brillantezza dell’inventiva melodica di un compositore evergreen come Mozart sono affidati gli auguri natalizi del Teatro Verdi che, per il concerto di stasera – inizio alle 20.30 – offre un programma che comprende la Sinfonia n.39 K543 “Schwanengesang” e la “Messa in do min. K 427” per soli coro e orchestra.

La direzione è affidata a Federico Maria Sardelli, con la partecipazione di Lucrezia Drei soprano, Veta Pilipenko mezzosoprano, Vassilis Kavayas tenore, Cristian Saitta basso, maestro del Coro Paolo Longo.

Se la ‘Sinfonia n. 39’- terzultima in ordine di composizione - viene unanimemente considerata l’emblema della fusione tra lo stile dotto e lo stile galante ovvero tra il calore della melodia e il rigore della costruzione musicale, la Messa appare come “una cattedrale sonora imponente e sfarzosa” spesso accostata dai critici alla ‘Messa in si minore’ di Bach e alla ‘Missa Solemnis’ di Beethoven, di cui l’ultima esecuzione, avvenuta in Sala Tripcovich e affidata alla bacchetta di Gianandrea Gavazzeni, risale a 25 anni fa .

«Siamo nel campo dei lavori dell’estrema maturità di Mozart, all’apice della sua ispirazione creativa – dice Paolo Longo - per cui affiancare uno dei grandi colossi della sua produzione sinfonica come la ‘Sinfonia 39’ a una delle grandi vette più avanzate della sua scrittura vocale sacra e contrappuntistica è un accostamento molto interessante».

Tra tutti i lavori corali mozartiani questo è sicuramente quello più lungo e complicato anche nella sua concezione in quanto è uno dei lavori che guarda maggiormente al passato, cioè a Bach, ai fiamminghi e a tutta la polifonia contrappuntistica. «Le parti veramente complesse – spiega Longo - sono quelle molto contrappuntistiche, fugate, e sono nello specifico, due: la prima è il ‘cum sancto spiritu’ ed è una fuga per coro unico a quattro voci, dalla scrittura contrappuntistica molto intricata e complessa. La seconda è la parte finale dell’osanna che chiude l’opera ed è un monumentale contrappunto a otto voci diviso in due cori».

La particolarità di questa Messa risiede nel fatto che è priva dell’Agnus Dei e che alcune parti sono state ricostruite sulle indicazioni lasciate da Mozart, «ma l’edizione scelta dal maestro Sardelli per l’esecuzione di stasera è quella che si ritiene più vicina all’originale e al materiale che è rimasto». Molto impegnativo l’approccio per il coro, con il settore maschile che si è trovato a sostenere, in contemporanea, anche le recite del Barbiere di Siviglia «un fatto non frequente in questi ultimi anni, però affrontato da tutti con grande impegno e un lavoro quotidiano intensivo». Sebbene sia in tonalità minore e il Kyrie iniziale appaia molto severo, la partitura riserva diversi momenti musicali natalizi, come ‘Et incarnatus’ nell’intervento del soprano solista e l’Osanna nel Sanctus, un fugato in do maggiore molto gioioso. «Ma non dobbiamo dimenticare il Gloria – conclude il maestro Longo – che è una citazione quasi letterale e consapevolmente voluta dell’Halleluia del ‘Messiah’ di Händel, che Mozart conosceva molto bene dal momento che ne ha fatto una propria versione da lui strumentata». —



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