Con Solar Ipse torna la fanzine tutta carta e passione
Non chiedetegli mai estratti di pagine che vi interesserebbe far girare in rete. Perchè Loris Zecchin, “last fanzinaro in the town” come lo definiscono su facebook, ritiene che il suo magazine Solar Ipse debba vivere «solo su carta e nella sua interezza». È così che nell'anno 2017, in un mondo tutto digitale c'è chi con cura certosina e sconfinata passione rilancia il valore di trovarsi tra le mani una pubblicazione vera, tangibile, con il suo sapore di carta, le sue pagine da sfogliare, da tenere sul comodino e abbandonarcisi con gusto.
Una “fanza” come si faceva una volta, anche se non con macchina da scrivere, vinavil e forbici, di sicuro nello spirito culturalmente eversivo che vi regna: un'esplosione di stimoli musicali, scandagliati con una vocazione da “cacciatore di musica” e insieme una competenza da far invidia alle riviste più patinate, con gusto sottile della ricerca, occhio vigile sulle curiosità, attenzione alla parola, sempre ponderata e soppesata. Un «piccolo mondo antico», per dirla con Loris.
Solar Ipse è all'ottavo numero, 56 pagine formato A4, stampa tipografica in b/n e copertina lisergica; Francesco P. Cappellotto cura l'impaginazione e Vittoria Rusalen correzione bozze e traduzioni. Sarà di nicchia ma i fan della fanzine ci sono eccome. Piace quel suo approccio trasversale e corrosivo così lontano dalle riviste mainstream, conquista l'attenzione febbrile a captare ciò che viaggia sottotraccia e underground. Dentro, una valanga d'interviste dove l'editore/recensore chiacchiera con gli artisti, dove l'ultimo album è solo il punto di partenza per penetrare il loro universo creativo. «Internet aiuta ad esplorare – scrive nell'editoriale – ma impone percorsi sempre più obbligati che “mediocricizzano” il gusto. C'è bisogno di tornare a fare esperienza di qualcosa, di bruciare sul serio». E Solar Ipse brucia davvero.
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