Con l’installazione “Senti che vento” la Bora di Trieste si ascolta sullo smartphone

TRIESTE Echi e pillole sonore dal mondo della Bora. In attesa di una riapertura delle sue sale, il Museo della Bora torna in qualche modo alla ribalta grazie a “Senti che Vento”, un’originale installazione esterna in grado di regalare al pubblico una sorta di vetrina sonora, progetto creato sui cinque pannelli posti sulle finestre del Magazzino dei Venti di via Belpoggio 9, sede del piccolo centro museale. Per viverla basta un telefono cellulare, con cui scansionare la serie di Qr code che corredano i pannelli e che danno modo di accedere ad una “mostra da ascoltare”, dipinta da suoni e rumori di luoghi e paesaggi accarezzati dal vento. «È un modo per restare attivi in un periodo difficile – conferma Rino Lombardi, curatore e responsabile del Museo della Bora - .“Senti che Vento” invita all’ascolto di voci e rumori che fanno parte dell’archivio museale, una minima parte del patrimonio di una istituzione che nel 2019 ha festeggiato i suoi 20 anni di vita».
Sempre nell’arco del 2019, il Magazzino dei Venti, solito soprattutto alle visite guidate su prenotazione, aveva registrato oltre 1.500 visitatori: «Non vogliamo fermarci – ribadisce Lombardi – questa mostra ha il pregio di poter attrarre anche i passanti occasionali e permette di mettere ancora insieme memoria e creatività al servizio della cittadinanza, parlando del senso e del valore della Bora e del vento».
Cantiere sempre aperto, quello del Magazzino dei Venti, alle prese con progetti che guardano già alla completa ripresa della normalità in campo sociale. Un tema che riguarda nello specifico anche Esof 2020, appuntamento posticipato nella prima decade di settembre e che vedrà il Museo della Bora approdare all’interno del Magazzino 26 di Porto Vecchio, questa volta per una vetrina non virtuale ma basata sulle proposte dal vivo in termini di materiale d’archivio e di nuovi canali promozionali e didattici. —
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