“Comedians” a Trieste Il cinema in una stanza dentro il Porto vecchio

L’esperimento di Gabriele Salvatores durante la pandemia Una commedia riuscita con Ale e Franz, Balasso e De Sica
Elisa Grando
Una foto di scena tratta dal film di Gabriele Salvatores 'COMEDIANS' in sala dal 10 giugno in 250 copie distribuite da 01. Roma, 7 Giugno 2021. ANSA/US
Una foto di scena tratta dal film di Gabriele Salvatores 'COMEDIANS' in sala dal 10 giugno in 250 copie distribuite da 01. Roma, 7 Giugno 2021. ANSA/US



Gabriele Salvatores è tornato a Trieste per girare il suo quarto film consecutivo nel capoluogo giuliano dopo i due capitoli de “Il ragazzo invisibile” e “Tutto il mio folle amore”. Stavolta, però, si è chiuso con il suo cast nella palazzina ex Autorità Portuale, in Porto vecchio, per poter girare con più facilità durante i mesi della pandemia un film tratto dal testo teatrale “Comedians” di Trevor Griffiths. La trama segue un gruppo di dopolavoristi iscritti a un corso di stand-up comedy che si preparano per un’esibizione: ci sono il duo di fratelli, piuttosto differenti (interpretato da Ale e Franz), il proprietario di un club di periferia (Marco Bonadei), un muratore (Walter Leonardi), un giovane ferroviere (Giulio Pranno). L’insegnante Barni (Natalino Balasso) ha inculcato loro che la comicità è impegno verso il pubblico, mentre il celebre comico che viene a selezionarli per uno show televisivo (Christian De Sica) pensa che la comicità sia puro intrattenimento e che il pubblico sia «sempre stupido». Lo scontro fra le diverse filosofie sull’arte di far ridere si impasta con le aspettative di successo di ognuno, dando vita a una dialettica vivace che apre squarci sulle vite dei singoli personaggi, e una bella riflessione sullo spettacolo. “Comedians” è la dimostrazione di come si possa fare grande cinema anche chiusi in una stanza: pur mantenendo l’impianto teatrale del testo, la regia di Salvatores è mobile e inventiva, e la fotografia di Italo Petriccione scolpisce gli interni con la tensione malinconica e livida del “dietro le quinte” al quale stiamo assistendo.

Poi, c’è il meraviglioso cast: funziona come un orologio il confronto tagliente tra Balasso e De Sica, ma anche quello più generazionale tra Balasso e Giulio Pranno, potentissimo nei panni di una sorta di Joker spiazzante. Un piccolo film, forse, ma grande per quello che semina nel pubblico. Di cinema così, fatto non per forza di grandi azioni ma più di personaggi curati e dinamiche umane, di sogni e disillusioni, abbiamo sempre molto bisogno. —



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