Come sopravvivere alla guerra nucleare: il manuale "triestino"
TRIESTE Mancano due minuti e mezzo alla mezzanotte. È dal 1953 che le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse non erano così vicine allo scoccare della fine del mondo. Il cronometro metaforico ideato nel 1947 dagli scienziati del “Bulletin of the Atomic Scientists” dell'Università di Chicago, che misura periodicamente il pericolo di un ipotetico olocausto nucleare a seconda delle tensioni nel mondo, si è rimesso in moto dopo le baruffe fra Donald Trump e quel pericoloso dittatore da fumetto che è Kim Jong-un.
Le minacce reciproche fra il presidente Usa e la guida suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea, unite agli altri pruriti nucleari che arrivano da stati come l’Iran, hanno rispolverato le antiche paure da “The day after” di moda ai tempi della guerra fredda, e dalle Hawaii alla California molti cittadini americani hanno già ripreso la corsa all’acquisto del bunker antiatomico da giardino, mentre i giapponesi già dalle prime avviaglie di una guerra sotto casa si sono dati da fare nell’accaparrarsi rifugi antiatomici. Il più lussuoso dei quali ha 10 camere da letto in grado di ospitare 44 persone, dispense per conservare un anno di viveri e costa la bella cifra di otto milioni di dollari.
Ma più diffusi dei costosi rifugi hanno cominciato a circolare di nuovo i vademecum per la sopravvivenza: opuscoli, libri e stampati che spiegano come comportarsi in caso di attacco nucleare. Il fai da te della sopravvivenza è un genere rodato e di vasta produzione: i primi manuali di autodifesa nucleare cominciarono a uscire subito dopo Hiroshima e Nagasaki, e anche in Italia i primi stampati a cura delle Forze armate vennero pubblicati già nell’immediato dopoguerra, come gli studi di Tito Franzini (“Offesa e difesa atomica”, 1950), mentre ancora negli anni Settanta/Ottanta ai congendanti di leva l’Esercito italiano distribuiva un manuale di difesa antiatomica appositamente studiato per le famiglie, con testi e illustrazioni elementari su come costruire un rifugio in cantina e come evitare cibi contaminati.
Insomma la paura nucleare l’abbiamo ormai interiorizzata e fa parte degli scenari apocalittici acquisiti come i cambiamenti climatici e l’inquinamento globale. Tuttavia le oscillazioni dell’Orologio dell’Apocalisse ci ricordano quanto lo spettro dell’olocausto nucleare fluttui ancora pericolosamente nel nostro orizzonte quotidiano. Se n’è accorto, cogliendo la palla al balzo, l’editore triestino Piero Budinich che ha appena dato alle stampe per le edizioni Beit Scienza la prima trauduzione italiana, da lui stesso seguita, di un vero classico della materia: “Guerra nucleare - Come sopravvivere” di Cresson H. Kearny (pagg. 374, euro 20,00). Considerato un luminare assoluto nel campo dell’autodifesa atomica, Cresson Henry Kearny pubblicò per la prima volta il suo manuale nel 1987, ma le ristampe si sono susseguite con aggiornamenti e aggiunte fino al 2001. Budinich ha tradotto e ridotto questo testo - comprese la prefazione di Edward Terrel e la presentazione del fisico Premio Nobel Eugene P. Winger - per adattarlo a un pubblico italiano, ma la sostanza resta quella.
Il manuale di Cresson affronta i vari argomenti in modo capillare e scientifico: dagli allarmi e le comunicazioni a come ventilare i rifugi, dalla preparazione di acqua e viveri ai servizi igienici e alla profilassi, dal come proteggersi dal fuoco e dal monossido di carbonio a come costruire da soli un misuratore della radioattività ambientale da fallout. Come spiega Budinich in una nota introduttiva, «quando fu pubblicato il libro di Cresson Henry Kearny si pensava che un conflitto nucleare sarebbe stato limitato per forza di cose, in quanto uno dei blocchi sarebbe stato annientato militarmente e avrebbe cessato di opporre resistenza».
Oggi invece sappiamo che un conflitto nucleare, da qualsiasi parte inizi, porterebbe in poco tempo allo sbriciolamento del pianeta, e tutti i manuali di sopravvivenza non sarebbero altro che carta bruciata. Tuttavia, continua Budinich, il libro di Kearny «è oggi più attuale che mai», se non altro per avere un’idea più precisa di cosa ci potrebbe capitare se a qualche cervellone venisse in mente di premere i fatidici pulsanti, e più in generale cosa comporta la ripresa della corsa al nucleare. Meglio saperlo, tutto sommato, senza perdere di vista l’Orologio dell’Apocalisse.
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