Com’è dolce Lacroma, l’isola maledetta che portava male alla dinastia degli Asburgo

La Mgs Press pubblica un racconto di Stefania del Belgio, sfortunata consorte di Rodolfo, su un luogo tanto amato e foriero di sventure 

TRIESTE “È su una distesa di onde la mia isola/cinta di spume dell’Adriatico azzurro/. Un verde balocco della natura/ così come lo sogna l’amore giovane/. Creatura di fate sorta dalla spuma/, gioiello allo splendore dorato del sole/, come una conchiglia sei sospesa soave/ sulle onde mai stanche di danzare/. E nella conchiglia incantata riposa/ il mio tesoro, la perla, meraviglia sublime/, la gemma di tanto amore ardente/ quanto di più delizioso in tutto il vasto mare”.

Questi versi sono stati scritti il 17 luglio 1860 da un giovane Massimiliano d’Asburgo e sono dedicati all’isola di Lacroma, davanti alla città di Ragusa, che l’arciduca ha acquistato. Massimiliano ha ventotto anni, il fratello imperatore lo ha appena cacciato da Milano, dove governava, pare bene, il difficile Lombardo Veneto, e smaltisce l’umiliazione dedicandosi al suo hobby prediletto, la botanica. Trasformerà l’isola in un paradiso. Paradiso che viene descritto da Stefania del Belgio, l’infelice sposa di Rodolfo d’Asburgo, nipote di Massimiliano, morto anche lui giovane, non si sa se per sua mano o perché “suicidato”, in un libretto che la Mgs Press ha scovato e dato alle stampe: “Lacroma L’isola maledetta degli Asburgo” (pagg. 55, euro 13) sarà in libreria martedì e verrà presentato il 3 maggio da Eataly. Il “diario” della principessa è corredato dai disegni originali del pittore di camera dell’imperialregia marina Anton Perko. Introduce la narrazione una prefazione del giornalista Dario Fertilio, e la completa una postfazione di Nadia Pastorcich, che elenca le sfortunate vicende di coloro che hanno posseduto la splendida isola che fronteggia Ragusa.

Stefania è letteralmente innamorata del luogo e descrive con minuzia di particolari la lussureggiante vegetazione, gli antichi edifici e lo splendido clima: un trionfo di piante, profumi, panorami. Ripercorre la storia tormentata dell’isola dalle origini a quando diventa sede di un importante convento dei Benedettini a seguito di un voto fatto dai ragusei di erigere una chiesa alla Madonna per essere salvati da un furioso incendio che divora la città. Cita il marito, che aveva acquistato l’isola e restaurato il Castello, come “il principe ereditario Rodolfo”. Si sofferma sui motti apposti sopra le porte delle stanze della dimora: “Dio la mia speranza, onore la mia ricchezza”; “Dove amore e pace regnano in casa, là abita la grazia del Signore” e altri di questo tenore. Il libretto si legge con piacere, nella bella traduzione di Flavia Foradini, anche se il linguaggio, un po’ ridondante, risente dell’epoca in cui è stato scritto.

E la principessa così lo chiude: “Perciò, mio caro lettore, quando il freddo vento autunnale spira tagliente da Nord, quando neve e ghiaccio ricoprono il terreno, quando grevi e fosche nubi opprimono il cielo, quando la nostalgia del Sud, con le sue soleggiate, miti contrade, ti prende, non dimenticare che per incanti paesaggistici i nostri patri lidi non hanno nulla da invidiare alle tanto celebrate coste dell’Italia! (...)”.

La fama “nera” di Lacroma non è dovuta ai due principi citati, Massimiliano e Rodolfo d’Asburgo, morti malamente, ma comincia ben prima con Riccardo Cuor di Leone, che nel 1192, rischia di naufragare in zona e per riconoscenza stanzia i fondi per costruire una chiesa. Morirà in Francia, lontano da casa, per una ferita di guerra. In epoca napoleonica i Benedettini sono costretti a lasciare l’isola che viene messa in vendita da Ragusa. Sono incaricati della negoziazione i consiglieri Gučetić-Gozze, Pucic-Pozza e Sorkočević-Sorgo stimano il valore dell’isola in 32.000 ducati, ma il governo ne ricava 60.000. Un doppio beneficio economico che – come da maledizione – porta i tre a tragica fine: uno si suicida, buttandosi dalla finestra del suo palazzo, un altro perisce in un naufragio e il terzo si impicca o, secondo altra fonte, viene ucciso da un servo.

Per Lacroma passano Ludwig di Baviera, morto in circostanze misteriose; l’arciduca Franz Ferdinad e la moglie Sofia Chotek uccisi a Sarajevo. La mala sorte per gli Asburgo finisce con la vendita dell’isola al Regno di Jugoslavia nel 1919 da parte della figlia di Stefania e Rodolfo, Elisabetta Maria. Ma per gli altri la maledizione non cessa. —


 

Argomenti:libriasburgo

Riproduzione riservata © Il Piccolo