Claudio Simonetti «Così creai le note di Profondo rosso»

di Paolo Lughi
Brividi cinematografici nel segno del Gotico classico e moderno a Trieste Science+Fiction. Stasera la quindicesima edizione della rassegna più amata dai giovani fan del fantastico si aprirà in grande stile con la nuova versione di "Frankenstein" (Sala Tripcovich, alle 20.45) del maestro britannico Bernard Rose ("Candyman"). Ma nei giorni seguenti l'evento più atteso sarà di sicuro lo speciale concerto dei Goblin di Claudio Simonetti "Profondo Rosso Live Soundtrack", a celebrare contemporaneamente i 40 anni di quella pellicola da culto, e la notte della cerimonia dei Melies d'Or (venerdì 6 novembre, alle 21, sempre in Sala Tripcovich). Anche a Trieste si potrà così godere dell'esecuzione in real time sulla proiezione di "Profondo rosso" della colonna sonora che ha reso celebri i Goblin nel mondo.
Quanti cinefili sono nati da una visione di "Profondo rosso"? Quanti cineasti? Quanti scrittori? Quanti fan dell'horror e del fantastico? Il capolavoro di Argento, uno dei simboli del cinema fantastico italiano, irruppe nelle sale cinematografiche nel marzo del 1975, e anche se all'inizio ci fu un po' di testa a testa con "Yuppi Du" di Celentano, uscito contemporaneamente, ben presto "Profondo rosso" prese il volo verso quello che si rivelò il maggior successo di Argento, e che consacrò definitivamente il regista romano (premiato a Trieste nel 2003 con l'Urania alla carriera) come una vera e propria rockstar.
Argento, i Goblin, il titolo stesso del film divennero, in pochi mesi, idoli delle folle e termini di riferimento a 360 gradi nella società italiana di allora. E lo sono rimasti tutt'oggi, 40 anni dopo. Si può ipotizzare che il fascino di "Profondo rosso" risieda soprattutto nell'incredibile stato di grazia del suo autore sul set, che traspare dalle immagini, dalle atmosfere, dal funzionamento ineccepibile di qualunque situazione, anche la meno plausibile, e naturalmente dalle musiche. Insomma, chiunque sogni di raccontare una storia del genere sul grande schermo, non può non sognare di riuscirci esattamente come Argento ci riuscì con "Profondo rosso". E chiunque sogni di accompagnare con melodie sinistre una storia horror, non può non sognare di inventarsi il refrain martellante della colonna sonora di quel film.
Abbiamo chiesto al leader storico dei Goblin Claudio Simonetti (nella foto grande), reduce da un tour in Inghilterra e in partenza per Trieste, di raccontarci la storia di questa colonna sonora ormai mitica.
«Eravamo un gruppo giovanissimo quando Dario Argento ci chiamò nel 1974. Io, che avevo 22 anni, ero il più 'anziano'. Facevamo un tipo di rock che poi venne definito 'progressive' ispirato agli Yes, ai King Crimson, a Emerson, Lake & Palmer - spiega Simonetti -. Argento aveva già finito 'Profondo rosso' e aveva già in parte lavorato con Giorgio Gaslini, che aveva già scritto delle musiche e composto anche il canto della bambina. Ma poi Argento ebbe a ridire con Gaslini e si mise a cercare altri autori, pensando anche a grandi gruppi dell'epoca, come i Pink Floyd o i Deep Purple».
Come accadde che Argento si rivolse a voi?
«Per. nostra fortuna il suo consulente musicale era Carlo Bixio della Cinevox record, che era anche la nostra casa discografica e quella di mio padre Enrico. Così Bixio disse ad Argento: “Prima di chiedere all'estero, perché non ascolti le musiche di questo nuovo gruppo giovane, i Goblin?” Ad Argento piacque il nostro sound e così registrammo la nostra prima colonna sonora».
Come si svolse il lavoro con Argento?
«La colonna sonora fu tutta composta su indicazioni del regista, facendo riferimento alle sequenze della pellicola che era già montata. Mentre registravamo, Dario era vicino a noi dandoci spunti e suggerimenti. Non usammo nostre melodie precedenti. Certo, avevamo già uno stile personale, ma la musica per il film fu tutta composta ad hoc. Una grande fortuna fu il fatto che lavoravamo ancora negli studi Ortophonic di piazza Euclide a Roma, dove c'era un organo da chiesa. Così ci venne in mente di utilizzarlo, e l'organo caratterizzò sicuramente in maniera singolare la colonna sonora, contribuendo senz'altro al suo successo. Occorreva anche essere rapidi, e infatti finimmo tutto in due settimane».
Immaginavate all'epoca di vendere subito un milione di copie?
«Assolutamente no. Per noi, al momento, si trattava di un lavoro come un altro. Eravamo abituati a essere un gruppo underground, e non ci saremmo mai aspettati né tutto quel successo immediato, né il Disco d'oro, né i quattro milioni di copie complessive, né che il nostro stile sarebbe stato imitato da altri».
Così la vostra collaborazione con Argento è proseguita…
«Dopo 'Profondo rosso' venne 'Suspiria' (1977), per le cui musiche stavolta lavorammo tre mesi. E subito dopo ancora un'altra colonna a cui sono particolarmente affezionato, che è quella di 'Zombi'(1978), un film diretto da Romero ma prodotto da Dario. Sono le tre colonne sonore che ancora oggi come Goblin portiamo in tour in Italia (Roma, Bologna), in varie location europee (Inghilterra, Irlanda), suonandole in real time con la proiezione dei film, e prossimamente anche in Texas all'Housecore Horror Festival.
Si tratta di tre colonne che ritengo completamente diverse l'una dall'altra. Quella di 'Profondo rosso' la definirei 'gotica', quella di 'Suspiria' la definirei 'magica' e invece quella di 'Zombi' è la più completa, con vari tipi di musica messi insieme. Penso che ogni film abbia la sua caratteristica e il suo 'mood'. Così ho sempre cercato di diversificare le colonne sonore».
Quanti sono i film di Argento per cui ha lavorato?
«In tutto sono undici film da lui diretti, incluso l'ultimo 'Dracula 3D' (2012). Comunque, a partire da "Tenebre" (1982) i Goblin originari si sono separati e io ho proseguito con Morante e Pignatelli. Ho inoltre musicato tre film prodotti da Argento, incluso 'Demoni' (1985) di Lamberto Bava, con cui abbiamo organizzato un grande evento e concerto per la 'reunion' del cast a Miami. Poi ho lavorato anche con altri grandi registi di genere: oltre a Bava, pure Lucio Fulci, Sergio Martino e Ruggero Deodato».
E qual è la sua prossima colonna sonora che sentiremo?
«Una proprio per il nuovo film di Ruggero Deodato, le cui riprese stanno per cominciare. Con lui non lavoravo da oltre vent'anni, ma ho musicato ben cinque suoi titoli. Stavolta sembra che non si tratti di un horror, ma di un noir. È una storia basata sulla vicenda di Amanda Knox, ma pare anche che sarà molto più violento della realtà».
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