Ciak in Risiera per “Cent’anni di Caporetto”

Da oggi il regista Davide Ferrario gira in città il suo documentario: un viaggio in Italia con la voce recitante di Marco Paolini
Di Beatrice Fiorentino

TRIESTE. Cominciano oggi le riprese triestine del nuovo documentario di Davide Ferrario, un progetto annunciato a inizio anno a Trieste Film Festival che vedrà la luce nel 2017, in occasione del centenario della storica disfatta di Caporetto. «Un documentario - aveva dichiarato il regista lombardo in quell'occasione - che si addentra in questa sorta di "sindrome caporettiana" che colpisce il nostro paese, per provare a capire le ragioni per le quali noi italiani abbiamo sempre bisogno di una catastrofe per poi riuscire a risorgere».

Il titolo provvisorio del documentario è "Cent'anni di Caporetto" e la produzione è firmata Rossofuoco (società indipendente fondata dallo stesso regista assieme a Francesca Bocca) con Rai Cinema. Le riprese, in questi giorni, interessano il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, ma prossimamente sono previsti anche altri set in Puglia e a Brescia, non solo nei luoghi della memoria ma anche nei centri commerciali, perché - come spiegava Ferrario - «voglio sempre confrontare l'attualità con il passato».

Il primo ciak nel capoluogo giuliano, oggi, si batte alla Risiera di San Sabba e nei prossimi giorni sono previste alcune giornate di lavorazione in Porto Vecchio e al Museo de Henriquez, mentre ieri e l'altro ieri la troupe si è spostata prima oltre confine, in Slovenia, lungo il fiume Isonzo, nelle trincee sul monte Kolovrat e al Museo di Caporetto, e poi a Redipuglia, al Sacrario militare. Il regista si tratterrà in città per tutta la settimana ma, dopo un periodo alla ricerca di altre location in giro per l'Italia, farà nuovamente tappa a Trieste in dicembre, in data da definire, per una seconda tranche di riprese. Probabilmente ci saranno altri luoghi del Friuli Venezia Giulia toccati dal progetto, ancora da confermare o definire. Tra questi l'Ara Pacis Mundi di Medea, in provincia di Gorizia.

"Cent'anni di Caporetto" si preannuncia come un progetto molto poco tradizionale, libero, aperto, concepito non come excursus didattico o ricostruzione storica, ma piuttosto come il resoconto di un viaggio in cui Caporetto viene messa in relazione con i successivi cento anni di storia.

L'idea originale abbraccia uno schema diviso in quattro parti: la prima dedicata a Caporetto, la seconda a una storia di resistenza, la terza ambientata durante gli anni di piombo e incentrata in particolare sulla strage di Piazza della Loggia, infine, un episodio che attraversi la storia e la geografia dell'Italia, da nord a sud, per parlare di una "Caporetto demografica", ovvero del fatto che in Italia non si fanno più figli.

Ferrario immaginava di concepire la struttura della prima parte del documentario come una pièce di teatro civile, dove a dialogare con le immagini, fosse inserita la presenza di alcuni testi teatrali intercalati come monologhi. E infatti, in giornata, l'attore (anche regista e drammaturgo) Marco Paolini raggiungerà Ferrario sul set triestino. Avranno invece un impianto diverso i "capitoli" successivi. Piazza della Loggia sarà raccontata attraverso i volti dei protagonisti sopravvissuti, parenti, figli, testimoni diretti, mentre a parlare, nell'ultimo segmento del film saranno i numeri. Partendo dall'assunto che stando alla matematica, gli italiani - così come tradizionalmente li intendiamo oggi - saranno estinti nei prossimi sessant'anni. E di noi non resterà che un paese di vecchi.

Con Ferrario si chiude un 2016 senza precedenti dal punto di vista del numero e della varietà di produzioni che hanno scelto Trieste come location. Pubblicità, serie tv, fiction e documentari per tutti i gusti, dai supereroi de "Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores a "La porta rossa", fiction poliziesca nata dalla penna di Carlo Lucarelli girata interamente in città dagli inizi di febbraio fino alla fine di giugno. «Siamo particolarmente orgogliosi - conferma Federico Poillucci, presidente delle Film Commission Fvg - e non solo per il numero straordinario di giornate di lavorazione sul territorio, ma anche per la qualità dei progetti e il ritorno di immagine a posteriori. Sei dei "nostri" film sono stati presentati ai più importanti festival tra Cannes, Venezia e Roma, "Gomorra-La serie" ha sbancato l'auditel e ora siamo tutti in attesa di vedere, il 19 e 20 dicembre in prima serata su Rai Uno, "Il confine", film sulla prima guerra mondiale girato nel 2015 da Carlo Carlei».

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