Chi era Enzo Bettiza nel privato lo racconta la figlia Michela

TRIESTE. Di Enzo Bettiza come uomo pubblico, giornalista, scrittore, personaggio di spicco della cultura italiana della seconda metà del ’900 molto è noto. Così anche del suo pensiero politico: senatore ed eurodeputato per più anni. Altro è indagare la sua vita privata, quella familiare, e come coniugasse la sua attività così frenetica e intensa con il ruolo di marito, di padre che portava la figlia dal dentista e poi andava con lei a comprare giocattoli per risollevarla dal suo timore. Un’immagine inedita che sarà raccontata da Michela Bettiza in un incontro con il pubblico promosso da GlamArt a Trieste, oggi alle 18, nello spazio di Capo di Piazza Bartoli 1, al primo piano, sotto il patrocinio del Circolo della Stampa. A parlarne con Michela e con il giornalista e scrittore Fabio Favretto, ci saranno altri ospiti.
Enzo Bettiza ha avuto con Trieste un rapporto antico che risale ai tempi in cui la sua famiglia, a Spalato, possedeva una fabbrica cementifera con i Gilardi e un’impresa secolare di costruzioni, con conseguenti frequenti contatti con il capoluogo giuliano. La sua nascita e formazione erano multietniche e multiculturali. Una madre, Maria, molto bella, di origine montenegrina o forse più lontana, che veniva dall’isola di Brazza; una famiglia di antica discendenza veneta, una nutrice, baba Mare, serba, lo zio Giani, soldato austriaco ferito nella Grande Guerra sul Carso dagli italiani e sposato con una Guina, appartenente a una famiglia di ricchi commercianti di tessuti.
Un crogiuolo di vita familiare e di formazione scolastica, un naturale esprimersi in più lingue. «Stavamo a Mosca negli anni Sessanta - ricorda Michela - dove papà era corrispondente della Stampa. Vivevamo in un isolato frequentato da famiglie di ogni provenienza e tra noi ragazzini si parlava in russo. A chi mi chiedeva di quali origini fossi, rispondevo italiana. Mio padre mi rimproverò seriamente dicendo che non dovevo dire italiana, ma europea». Gli aneddoti sono tantissimi: dai viaggi in tutto il mondo agli incontri con personaggi che ormai appartengono alla storia, mondanità, curiosità, aneddoti legati al ritorno a Milano e alle frequentazioni con Montanelli, Piovene, Montale. E ancora la nascita quasi clandestina de Il Giornale, nel 1972, all’interno delle mura domestiche. Non è stato un padre facile, Enzo Bettiza, uomo coltissimo e inquieto. La figlia Michela ha memoria di quanto gli pesasse essere sotto scorta, dopo la gambizzazione di Montanelli del 1977: «Gli era impedito di uscire, e gli costava molto rinunciare a certi piccoli riti cui era abituato, come l’andare alla mattina a prendere i giornali». Bettiza è scomparso un anno fa, il 26 luglio 2017, senza un lamento per il male che lo aveva colpito, lavorando ancora, coerente con se stesso. —
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