Chi era Alfredo Bini, il produttore che fiutò il talento di Pasolini

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Forse Pier Paolo Pasolini non sarebbe diventato il regista degli importanti film che tututti conosciamo, se non avesse incontrato Alfredo Bini. Il celebre produttore cinematografico (1926-2010), infatti, diede fiducia al poeta e scrittore friulano nel momento in cui, all'inizio degli anni ’60, decise di transitare dalla penna alla macchina da presa. Che cosa spinse a un certo punto Pasolini – che pure aveva già pubblicato due romanzi di successo come Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959) – a passare, con Accattone (1961), dalla letteratura al cinema? Il poeta ha affermato che voleva trovare un linguaggio che fosse più universale, un sistema di comunicazione che parlasse della vita, anziché con le parole, attraverso la vita stessa, resa nel cinema con l’evidenza delle immagini, tanto da definire il cinema «lingua scritta della realtà». E certamente c'era anche il desiderio di raggiungere un pubblico più ampio.

L'interesse di Pasolini per il cinema non era nuovo: da ragazzo come spettatore (aveva anche pensato di frequentare il Centro sperimentale di cinematografia a Roma, progetto poi abbandonato in seguito alla guerra) e, una volta giunto a Roma all'inizio del 1950, facendosi coinvolgere (sulle prime anche per motivi di necessità economica) nell’industria di Cinecittà, in qualità di sceneggiatore e aiuto regista. Tuttavia, per giungere al ruolo di regista, con un'esperienza nel settore ancora scarsa, occorreva qualcuno che fosse pronto a scommettere, anche dal punto di vista finanziario, sul suo talento. E quell'uomo fu Alfredo Bini.

Il rapporto tra Bini e Pasolini viene ripercorso ora in un volume pubblicato dal Saggiatore: “Alfredo Bini, Hotel Pasolini, un'autobiografia. Dietro le quinte del cinema italiano”, a cura di Simone Isola e Giuseppe Simonelli (pp. 152, euro 19). La dicitura «autobiografia» va intesa nel senso che i curatori hanno raccolto alcuni scritti autobiografici di Bini, dedicati alla collaborazione professionale con l'autore friulano (ma non solo), mettendoli in sequenza. In realtà, a dispetto del titolo, il libro non parla solo di Pasolini, ma anche di altri registi, in particolare Fellini, e di attori come Claudia Cardinale, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, Totò. Bini è stato infatti uno dei più grandi produttori italiani per tante ragioni, anche se certamente quella di aver reso possibile il cinema di Pasolini rimane una delle più importanti: così, dopo Accattone, per alcuni anni Bini sarà il produttore delle successive pellicole di Pasolini, dal Vangelo secondo Matteo a Uccellacci e uccellini, fino a Edipo re. Dalle pagine del libro emerge il ritratto di un imprenditore che vedeva il proprio lavoro come quello di un artigiano rinascimentale, una persona intelettualmente vorace e insieme visionaria, tanto che, quando il rapporto con Pasolini finì, Bini lavorò con altri autori del calibro di Bresson e Chabrol. —

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