«Che seduzione la Carmen di mezza età»

Domani al Rossetti di Trieste Iaia Forte nell’ultimo spettacolo della stagione diretto da Martone
Di Roberto Canziani

«Sei troppo contemporàaanea...» la rimproverava Carlo Cecchi, con l'accento strascicato da napoletano nato a Firenze. Ma lei, Iaia Forte, la napoletana che Napoli non abita più, il rimprovero lo ribaltava in complimento.

Così, quando il regista Mario Martone le ha proposto di diventare Carmen, non ci ha pensato su due volte. Sì, una Carmen contemporanea. Una Carmen lontana dall'immagine della gitana appassionata - seduzione e morte - quella che si canta nel melodramma. Una Carmen non di Siviglia, ma napoletana verace. Una Carmen in soli 80 minuti.

È davvero un'altra "Carmen", questa che da domani a domenica va in scena al Politeama Rossetti, ultimo spettacolo del cartellone Prosa. Una Carmen che può anche partire dalla novella di Mérimée, dall'opera di Bizet, dai tanti allestimenti che ne hanno fatto l'immagine stereotipata di un concetto, molto maschile peraltro, di femminilità: la donna fatale che porta gli uomini sulla cattiva strada. Ma basta poco, perché la Carmen di Iaia Forte e Mario Martone prenda tutt'altra strada.

«Tanto per cominciare, la mia Carmen non muore» spiega l'attrice, che ha appena terminato le repliche a Milano, pronta a ripartire per Trieste. «Nella sua riscrittura del testo originale, Enzo Moscato la riscatta dalla morte, che era solo un escamotage melodrammatico, ottocentesco, per mettere a tacere il male e il pericolo che una donna così libera, indipendente, anarchica, poteva rappresentare per l'uomo. Moscato, Martone, l'Orchestra multietnica di Piazza Vittorio, tutti noi che assieme, creativamente, prendiamo parte a questo spettacolo, abbiamo invece pensato a un personaggio più complesso. Anche con certe fragilità, certe debolezze. Ma che si ostina a proteggere una cosa sempre: la propria libertà».

In questa donna indomabile, ferita a morte ma che non muore, e diventa anzi padrona di un bordello nella Napoli dei Quartieri, sembra di riconoscere certi personaggi di Jean Genet: la protagonista di "Le balcon" o l'indimenticabile ritratto femminile che Jeanne Moreau tracciava in "Querelle". E ancora non basta, perché l'Orchestra di Piazza Vittorio e il suo vulcanico direttore, Mario Tronco, aggiungono allo spettacolo la vivacità, l'immediatezza, i sapori pop che solo un ensemble multietnico - una band che parla 9 lingue e suona le musiche di tutto il mondo - poteva inventare.

C'è musica, c'è movimento, c'è una Napoli che si stratifica nel tempo: la sceneggiata, il dopoguerra, ma anche gli abiti contemporanei. Vedendo lo spettacolo, qualcuno ha ripensato al Martone di decenni fa, quello prima dei grandi film e degli allestimenti lirici: il Martone di Falso Movimento, visionario, avventuroso. «Sono state prove bellissime - aggiunge l'attrice - era da un po' di tempo che non lavoravo con lui, almeno a teatro, e ho visto come riesce a far valere anche la sua competenza da regista d'opera». «Lo spettacolo ha debuttato lo scorso febbraio a Torino, ha fatto tappa a Roma e a Milano, sempre a teatri pieni. E questa è la cosa che mi dà maggior soddisfazione: riuscire portare a teatro il maggior pubblico possibile. Perché il teatro, proprio in questo momento, ne ha bisogno».

«Carmen chiude lo spettacolo dicendo: io non sono morta, musica maestro! Si rilancia nella vita. Pur cieca, ferita, devastata, è viva perché non ha tradito la sua identità. Nell'ipotesi di Martone, è un omaggio a tutti coloro che al mondo combattono per tutelare la propria identità. Ed è anche un gesto di omaggio verso le donne, perché affidando il personaggio a me, che non sono più una ragazzina, ha sciolto il tema della seduzione dal canone della gioventù e della convenzione».

Quale suggerimento può quindi dare Iaia Forte a chi volesse sedurre, ma appunto, non è più una ragazzina? «Non rincorrere la gioventù a tutti i costi. Abitare il proprio corpo senza conflitti. Affidarsi all'intelligenza e all'immaginazione: non c'è niente di più seduttivo». Lei ci è riuscita? «Molto meno di quanto non faccia Carmen. Ma i grandi personaggi ti insegnano a vivere. E io traggo esempio da loro».

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