Cevoli in “Perchè non parli” fa il garzone di Michelangelo

"Perché non parli" è il nuovo spettacolo di Paolo Cevoli, che sarà in scena, stasera alle 20.30 per un unico appuntamento, al Teatro Bobbio di Trieste, ospite del "Circuito Comici" della Contrada.
Il comico romagnolo, noto al pubblico televisivo per la sua partecipazione a Zelig, si è avvicinato al mondo dello spettacolo "in età tardiva", dopo una lunga gavetta nella ristorazione, dapprima nella locanda Cinzia dei genitori, poi, laureatosi in giurisprudenza, come manager in diverse attività; ha quindi messo in pratica il suo talento comico, come lui stesso racconta. "Nel 2002, a 44 anni, sono entrato nel cast di Zelig, completamente da autodidatta". Da allora Cevoli ha alternato televisione a teatro, scrittura e cinema, e l'anno scorso è stato protagonista del film "Soldato semplice".
"Perché non parli" prosegue il percorso di teatro comico/storico che Cevoli ha intrapreso con "La penultima cena" e che poi ha proseguito con "Il Sosia di Lui": dedicato al cuoco di Gesù il primo, al sosia di Mussolini il secondo, entrambi gli spettacoli hanno un'ambientazione storica e un protagonista tutto particolare. «Mi piacciono i ruoli dei servitori, dei "patacca"" - confida Cevoli - che da Plauto a Goldoni hanno sempre avuto successo e un grande potenziale comico. Sono coloro che ricevono le confidenze dei personaggi cui stanno a fianco, che ne conoscono ogni pregio e difetto, per questo sono gustosamente interessanti e pieni di informazioni».
Così è anche per il protagonista di questo spettacolo?
«In "Perché non parli" impersono Cencio, il garzone di Michelangelo Buonarroti. Una persona distratta, pasticciona e incapace di esprimersi correttamente perché balbuziente. Inoltre ha un difetto, all'epoca molto mal visto, cioé è mancino. Con Michelangelo Cencio condividerà tutta la vita, fino ad accompagnarlo alla Cappella Sistina...».
In scena sarà da solo?
«Sì, è un monologo di cui curo anche i testi. Ma mi affido per la regia a Daniele Sala, che da anni mi accompagna in questi miei progetti».
Come nasce uno spettacolo di questo tipo?
«Con una lunga preparazione: la "gestazione" è di circa un anno. Nel caso di "Perché non parli" ho letto e studiato molto, libri di storia e di storia dell'arte, ho visitato tre volte i Musei Vaticani alla scoperta delle opere di Michelangelo guidato da storici dell'arte, mi sono confrontato con diversi studiosi».
Una tipologia di spettacolo comico ed "elevato" allo stesso tempo...
«La particolarità sta nel far "vedere" al pubblico i capolavori di Michelangelo senza mostrarle. Attraverso la parola, esattamente come la lettura di una favola a un bambino, cerco di far immaginare e riscoprire le sue opere più famose, dal Mosè alla Pietà, dal David alla Cappella Sistina: magari tutti le hanno viste, e anche più volte, ma attraverso il mio monologo ogni spettatore può reinventarle con la fantasia. In un'epoca di sovraesposizione visiva, penso sia importante recuperare il potere evocativo della parola».
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