Carmela Remigio: «La mia Lucrezia Borgia per suo figlio affronta ogni attacco»
TRIESTE. Il lato materno di Lucrezia Borgia. Da domani a sabato 25 gennaio al Teatro Verdi sarà in scena Lucrezia Borgia, l’opera di Gaetano Donizetti dal libretto di Felice Romani. Il nuovo allestimento del Verdi in coproduzione con le Fondazioni Teatro Donizetti di Bergamo, I teatri di Reggio Emilia, Teatri di Piacenza e Ravenna Manifestazioni, sarà diretto da Roberto Gianola mentre la regia è di Andrea Bernard. Nel ruolo del titolo si alterneranno Carmela Remigio e Lidia Fridman.
Per Carmela Remigio questo è un ritorno a Trieste dopo quasi 15 anni, in cui di ruolo in ruolo si è affermata nei grandi teatri italiani e all’estero. «L’ultima volta che sono stata a Trieste ricordo che ci fu un vero e proprio scandalo per il Faust che stavamo portando in scena. Eppure di questa città e di questo teatro io ho conservato un ricordo molto bello, di un posto in cui si lavora molto bene e ho ritrovato la stessa atmosfera» spiega Remigio.
In questa occasione arriva nei panni di una donna molto forte e senza scrupoli. Come sarà la sua Lucrezia?
«La Lucrezia che troverete in scena é prima di tutto una donna, una madre. La lettura del regista e quella musicale si sono trovate d’accordo sul fatto che Donizetti vedesse la sua protagonista dotata di un senso materno molto forte. Non viene descritta come una donna perfida, anche se, inevitabilmente è pronta ad avvelenare il prossimo. Lucrezia é alle prese con la maternità mancata, con il desiderio di conoscere il figlio che va ad incontrare a una festa a Venezia e a cui canta una ninna nanna, quasi in memoria dei primi felici istanti in cui erano stati insieme».
Questa è un’opera ricca di colpi di scena.
«È un thriller pieno di eventi. Lucrezia è sposata con Alfonso D’Este, un uomo molto geloso, che la fa spiare. È geloso anche del figlio di Lucrezia e farà di tutto per ucciderlo, riuscendoci. Lucrezia stessa lo avvelenerà pensando di salvarlo. Eppure in questa opera c’è anche un forte senso dell’amicizia, tutte tematiche che sono ancora presenti nella nostra quotidianità, con i figli che talvolta si comportano come dei teppisti, o che fanno una brutta fine mentre intorno c’è aria di festa».
Lei accetterebbe un marito geloso?
«Nonostante io sia gelosa, non vorrei mai un marito troppo geloso. Nella gelosia c’è qualcosa che rovina il rapporto in negativo, è un sentimento che deve essere controllato».
Come ha costruito questa donna?
«Ho privilegiato il senso di impotenza di una donna che non riesce a salvare il figlio, un figlio che forse non sarebbe mai dovuto nascere, ma in questa visione ho cercato di tenerla lontana dalla negatività e di renderla forte, nonostante alla fine inevitabilmente crolli di fronte al fallimento».
Da dove è partita?
«Ho iniziato dalla lettura musicale. Non è un’opera che viene messa in scena spesso e non avevo avuto quindi molte occasioni per ascoltarla. Ma mi sono accorta che leggevo e piangevo. Ancora adesso, nonostante abbia già debuttato questo ruolo a Bergamo, mentre provavo qui al Verdi, mi sono accorta che nel finale piango sempre. Mi era già successo con Alceste di provare grandi emozioni mentre lo studiavo e anche in quel caso c’era una madre che si sacrificava per i figli e per il marito».
Nell’opera, Lucrezia viene allontanata da tutti, subendo un attacco in pubblico che oggi sarebbe paragonabile a quelli che capitano nei social.
«Era mal vista e la hanno messa pubblicamente in difficoltà. Lucrezia, in questo allestimento, viene maltrattata verbalmente e anche un po’ fisicamente da un gruppo di uomini. Ma lei affronta tutti, proprio perché la hanno derisa di fronte al figlio che sta cercando di avvicinare».
Quali altre opere ha in programma?
«Sarò in Pagliacci a Reggio Emilia, debutterò Armida nel Rinaldo di Händel e poi sarò a Venezia per Faust».
Lei è un soprano che abbiamo avuto il piacere di incontrare in tanti ruoli, ha un repertorio molto ricco.
«Non esistono più cantanti che possono scegliere di interpretare solo pochi ruoli. Io so che Mozart rimane quello che canterò sempre ma anche il belcanto fa ormai parte del mio repertorio, come tanti altri titoli».
Cosa si augura per questo debutto?
«Vorrei che il pubblico uscisse commosso dal teatro perchè siamo riusciti a farlo riflettere ma anche a toccare i loro cuori». —
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