«Cara Anna, lasciami il sogno». Biagio Marin scriveva così alla professoressa De Simone

Esce per la cura di Edda Serra lo scambio epistolare dal 1982 al 1985 tra il poeta gradese e la docente al liceo Carducci di Milano 

il carteggio

RENZO SANSON

Anna De Simone ha due grandi passioni: la scuola e la poesia. Docente al liceo classico “Carducci” di Milano, nel 1981, a 45 anni, si “innamora” di Biagio Marin, di cui l'anno prima è uscita l'antologia “Nel silenzio più teso” (Rizzoli). Le sue liriche in dialetto gradese affascinano Anna, che condivide la “scoperta” con i suoi studenti e ne fa oggetto di un lavoro in classe per l'Annuario del liceo. Il 31 dicembre lo scrive a Marin, che le risponde il 13 gennaio 1982: «È cosa meravigliosa per un vecchio novantenne ormai cieco e sordo e rinchiuso da anni nella sua casa proprio sul mare ricevere da tanto lontano tanta affettuosità tanta bontà».

S'inizia così il carteggio fra Anna De Simone e Biagio Marin, che a sette lustri di distanza vede la luce con il titolo «Lasciami il sogno. Carteggio 1982-1985» (Il Ponte del Sale, Rovigo, pagg. 323, euro 32), a cura di Edda Serra. La De Simone «ama i poeti in cui si immerge» come sottolinea Giovanni Tesio nella prefazione e testimoniano i suoi libri più recenti: “Leopardi a Trieste con Virgilio Giotti” (2015) o l'antologia “Stato di quiete” di Pierluigi Cappello, da lei curata per Rizzoli nel 2016.

La lettera di Anna apre una nuova finestra nel suo piccolo mondo isolano, da cui il poeta continua a fiorire e a intrattenere vari rapporti epistolari. Da Prezzolini a Magris, da Jemolo a Voghera, fino a Brazzoduro i carteggi pubblicati sono soprattutto maschili. L'unico carteggio “al femminile” edito finora era “Lettere a Elena Lokar” (Mladika, 2003).

Marin, che si è sempre “amorosamente” nutrito di parole. In lui urgeva il bisogno di “fare anima”, entra subito in sintonia con Anna De Simone, che si rivela “donna di straordinaria sensibilità critica e finezza interpretativa” (Tesio).

L'11 giugno 1983 fa capolino il progetto di Anna che diventerà il fil rouge dell'epistolario: una biografia del poeta. Marin ci sta. Le fornisce documenti e testimonianze sugli anni di Gorizia, Pisino, Firenze, Vienna.... E il 26 luglio la De Simone con alcuni suoi studenti va a Grado a conoscere il poeta. Marin regala emozioni. Il progetto di Anna, le belle parole sulle poesie che va leggendo, sono per Marin «una ventata di vita», però anche si preoccupa: «Non vorrei che tu ti ammalassi di quella poesia che tu dici mia e che io non so da dove e da chi sia venuta» (24 agosto). E la mette in guardia: «Tremo per te per l'anima tua per la tua salute. Mi rendo chiaro conto del significato sacrificale del tuo impegno e perciò ne sono turbato» (24 settembre). Anna lo rassicura: «Se tutta la sua poesia è stata un “atto d'amore”, di quest'amore si alimentano le mie ore dedicate a Lei, alla lettura dei suoi versi e delle sue prose» (3 ottobre).

Si tratta di 148 lettere, 67 di Biagio e 81 di Anna, che sono anche la testimonianza preziosa degli ultimi tre anni di vita del poeta. Il 23 gennaio 1984, dopo aver ricevuto altre 50 pagine del lavoro in fieri, Marin scrive alla De Simone: «Quel problema dell'intonazione unitaria fra la mia poesia e il tuo racconto, è fondamentale se vorremo arrivare a una viva realtà e a una giustificazione chiara del tuo sacrificio e del tuo ardore. Io mi rendo conto dell'enorme valore morale della tua impresa e ti dirò che la considero solo dono d'amore. E devo dire di più: non della mia persona contingente si tratta, ma di quella che tu hai scoperto, stai scoprendo e ricostruendo dalle mie poesie. È un modo originale di far della critica positiva, per rendere possibile ai meno intelligenti di poesia l'accesso alla chiara musica dei miei versi». La De Simone sollecita al poeta altri ricordi, sugli amici della sua vita, sulla moglie Pina, sui libri che ha letto, sulle musiche che ascolta. E Biagio detta «splendide pagine di poetica e di narrativa in cui trovano nuova sintesi e completezza esperienze e valori già noti ai cultori di Marin, tuttavia di nuova più accattivante leggibilità» (Serra).

«Oggi – gli confessa Anna - io abito nella sua poesia come se fossi nata in essa: la vivo come se fosse la mia terra, la mia casa, il mio paradiso» (18 agosto). Intanto Biaseto, continua a incrementare i suoi Canti de l'isola e le manda mazzi di poesie e altri diari inediti (tra cui uno del 1922-'23, dedicato a Carmen Bernt, ex allieva delle magistrali) assieme a lunghe lettere, in cui rivela anche particolari fino allora taciuti. E il viaggio nella vita-poesia di Marin prosegue. Per certi versi, più che un carteggio, è un appassionato diario a quattro mani, in cui lui è sempre generoso di ricordi, paesaggi, atmosfere, ma anche maestro esigente: «Il tuo lavoro attuale lo considero lavoro di preparazione, a cui dovrà seguire una vera selezione, cioè la delineazione di una vita poetica attraverso l'opera poetica, e non quindi ricorrendo alle esterne circostanze della mia vita».

È già la primavera del 1985, quando esce finalmente l'Annuario del Liceo con il saggio dedicato a Marin da cui tutto è iniziato. Anna glielo porta personalmente: «Mi sono abbandonata interamente al mito, così come una vela si abbandona al soffio del vento su un mare azzurro e infinito». Un incontro di poche ore, il 10 aprile, che rende il poeta felice come una pasqua.

È l'ultima estate di Biaseto. L'enfisema polmonare peggiora. Gli antibiotici non servono: «Sono ridotto a un pugno di cenere». Anna il 3 novembre promette: «Non una parola andrà perduta». Muore la vigilia di Natale. “L'isola Marin. Biografia di un poeta” della De Simone è uscita nel 1992. Oggi Anna forse rivive la fiaba di quell'incontro. Lasciami il sogno. —

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