“Calibro 9”, Milano nera in un gioco di specchi

Omaggio spericolato alla Milano nera dei romanzi di Giorgio Scerbanenco e dei poliziotteschi di Fernando Di Leo amati da Tarantino, “Calibro 9” è il sequel del cult omonimo del 1972 dello stesso Di Leo, uno dei più celebri fra i B-Movies italiani successivamente rivalutati dalla critica.

Qui il protagonista è Fernando Piazza (Marco Bocci), ambiguo avvocato milanese in carriera, che conduce una doppia vita. Quando cento milioni di euro spariscono a seguito di una frode telematica, la principale sospettata è proprio una cliente di Fernando, il quale oltretutto è figlio di Ugo Piazza, noto criminale ucciso anni prima (ovvero il personaggio interpretato nel film originale dal grande Ugo Moschin, che moriva alla fine della storia). La madre di Fernando, Nelly ha lottato tutta la vita perché il destino del figlio fosse diverso da quello del padre, ma ora Fernando si trova nei guai.

Nel difficile confronto col prototipo, si apprezzano il gioco di specchi (Michele Placido rifà Mario Adorf), qualche sequenza d’azione e il medesimo cinismo brutale e privo di illusioni.

Se 50 anni fa, nel primo “Milano calibro 9”, Barbara Bouchet interpretava la pupa del gangster e, nella scena più famosa, in un micro-bikini dorato si dimenava in un night sopra un cubo rosso, qui, splendida 77enne, è Nelly, la madre di Fernando. E a proposito di genitori, figli e cultura pop, il regista Toni D’Angelo, che ha fatto la gavetta come assistente di Abel Ferrara, è figlio del celebre cantautore melodico Nino D’Angelo.



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