Calder in mostra a Londra il genio delle sculture mobili

ROMA. L'autunno alla Tate Modern di Londra si aprirà con il segno giocoso e rivoluzionario di Alexander Calder (1898-1976): al geniale pioniere della scultura cinetica sarà infatti dedicata, dal 10 novembre al 3 aprile 2016, la retrospettiva «Alexander Calder: performing sculpture», la più grande mai organizzata nel Regno Unito. Dal primo periodo tra le due guerre, trascorso in una Parigi bohémien e ricca di fermenti artistici, agli ultimi anni vissuti fra le città di Roxbury in Connecticut e Saché in Francia: ci sarà l'intera parabola di Calder a disposizione del pubblico, in una mostra che si propone di documentare l'evoluzione nel tempo di un artista visionario dotato di una fantasia e una manualità a dir poco eccezionali. Una creatività esuberante, allegra e poetica, che lo rese «inventore» oltre che ardito sperimentatore di nuove soluzioni artistiche, tra forma, spazio e movimento.
Non sorprende dunque che tra i 100 lavori in esposizione grande attenzione sia concessa a una selezione dei suoi più significativi «mobiles», gli oggetti motorizzati di Calder il cui nome venne coniato per la prima volta da Marcel Duchamp. Tra questi le opere “Black Frame” (1934) e “A universe” (1934), nelle quali è evidente quanto importante sia stata per l'artista la sua iniziale formazione da ingegnere; o l'opera “Snow Flurry I” (1948), che denota la maestria di Calder anche con oggetti di grandi dimensioni.
Proveniente da una famiglia di artisti, Calder è stato uno dei personaggi più innovativi della storia dell'arte del XX secolo. In mostra tre opere particolarmente eloquenti come “Red Gongs” (1950), “Streetcar” (1951) e “Triple Gong” (1951), mobiles che suonano e risuonano, nei quali l'artista ha inserito elementi coreografici e sonori per stravolgere i principi fondanti della scultura tradizionale. In chiusura, la mostra espone il grande mobile “Black Widow” (circa 1948), una delle sue opere più celebri.
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