Bosso, il pianista che ha commosso Sanremo
TRIESTE Domenica 24 aprile alle 21 Ezio Bosso, il pianista e compositore torinese che ha toccato il cuore del pubblico anche in seguito all'apparizione a Sanremo, presenta dal vivo a Trieste l'album "The 12th room". La data al Politeama Rossetti è la prima tappa in regione, Bosso sarà poi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 10 maggio: entrambe le date sono già sold-out.
Per ovviare alla grande richiesta del pubblico ci sarà un terzo appuntamento: il 28 giugno al Castello di Udine, nell'ambito di Udin&Jazz (i biglietti sono ancora disponibili). Del disco d'oro appena ottenuto dice: «Sono incredulo, emozionato, commosso, frastornato per la musica che amo, la musica a cui appartengo, la Musica Libera come la chiamo io». "The 12th room" è il suo primo disco solista, spiega: «C'è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze, nessuno può ricordare la prima perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell'ultima che raggiungeremo».
Bosso, che vive a Londra da più di dieci anni, e a febbraio ha conquistato e commosso il pubblico del Festival di Sanremo, ha studiato Composizione e Direzione d'Orchestra arrivando a dirigere le più importanti orchestre internazionali. Ha composto musica classica, colonne sonore per il cinema, per il teatro e la danza. Forse non molti sanno che a 14 anni era un Mod e militava negli Statuto, che lo mandarono via dopo due anni perché «produceva troppe note». Dal 2011 convive con una malattia neurodegenerativa progressiva.
«Per me, se racconti una storia la cambi ed è anche per questo che esiste la musica. Per farcele vivere, le storie". Di John Cage ricorda: "Ho avuto la fortuna di incontrarlo quando avevo undici anni. Mi ha salvato da un "cattivo maestro" che mi gridava addosso e a volte usava le mani. Durante una delle lezioni entrò nell'aula. Semplicemente si sedette e chiese se potevo ripetere l'esercizio. Alla fine disse: "A me sembra molto bravo, perché grida?". L'ho incontrato ancora 10 anni dopo e si ricordava perfettamente. Ha avuto molta influenza sul mio suono di scrittore di musica e di interprete». Conclude: «Ah, dimenticavo; chiudo molti miei concerti dicendo "Grazie per aver suonato con me". La musica spiega più cose di mille professori messi insieme. La cosa più importante che ci insegna la musica è ascoltare. Quando ascolti, capisci. Ascoltare è un gesto di generosità. Quando faccio un concerto io ci metto le mani, ma il resto ce lo mette chi ascolta: suoniamo assieme».
(el.r.)
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