Bosch, il mistero dipinto in tre opere veneziane che andranno in Olanda

di Giovanna Pastega VENEZIA «Inventore nobilissimo e maraviglioso di cose fantastiche e bizzarre», così lo scrittore e mercante cinquecentesco Lodovico Guicciardini decantava nella sua "Descrizione...
Di Giovanna Pastega

di Giovanna Pastega

VENEZIA

«Inventore nobilissimo e maraviglioso di cose fantastiche e bizzarre», così lo scrittore e mercante cinquecentesco Lodovico Guicciardini decantava nella sua "Descrizione di tutti i Paesi Bassi" Jeronimus Bosch, il più celebre e inquietante tra i pittori olandesi del '500.

Mago, eretico, innovatore, visionario, allucinato, stravagante, geniale, Bosch nel corso del tempo è stato definito nei modi più disparati. In realtà pochissimo si sa di lui. La sua opera, come la sua vita, è avvolta nel mistero, tuttavia ha influenzato nei secoli non solo la pittura, ma anche il modo di concepire nell'arte il peccato ed il male.

A 500 anni dalla morte del celebre artista fiammingo verrà a lui dedicata dal 13 febbraio all'8 maggio al Noordbrabants Museum di 's-Hertogenbosch la mostra "Hieronymus Bosch - Visioni di un genio", che sarà la più grande retrospettiva a lui mai dedicata, costituita da prestiti provenienti da musei di tutto il mondo, dal Prado di Madrid al Metropolitan di New York. Tra i capolavori presenti anche tre straordinarie opere di proprietà delle Gallerie dell'Accademia di Venezia: il “Trittico di Santa Liberata”, le “Visioni dell'Aldilà” e il ”Trittico degli Eremiti”, appositamente restaurate per il cinquecentenario grazie al Bosch Research and Conservation Project e alla Getty Foundation di Los Angeles.

Poche sono le opere di Bosch superstiti, neanche una trentina. La grande mostra olandese per la prima volta dopo 5 secoli riunirà insieme proprio nella città natale del pittore 20 dipinti, 19 disegni e diversi trittici e pannelli, oltre a numerose opere di confronto con altri pittori coevi. Tra i capolavori esposti la celebre “Estrazione della pietra della follia”, le “Tentazioni di Sant’Antonio” e “La nave dei folli”. Le Gallerie dell'Accademia per l'occasione saranno l'unico museo italiano a figurare tra i prestatori.

Non a caso "Jheronimus Bosch 500", il programma internazionale di celebrazioni che per tutto il 2016 ricorderà il grande artista, prenderà avvio e si concluderà proprio a Venezia, a cominciare dalla presentazione in anteprima - dal 16 gennaio al 7 febbraio - all'interno del percorso museale della Gallerie di due dei tre polittici restaurati: il “Trittico di Santa Liberata e le quattro “Visioni dell'Aldilà”.

La terza opera custodita a Venezia, il “Trittico degli Eremiti”, attualmente in fase finale di restauro, sarà esposta all'Accademia a partire dalla seconda metà di maggio.

A dicembre invece Palazzo Ducale ospiterà una grande mostra realizzata dal Muve in collaborazione col Museo del Prado dal tema "Jeronimus Bosch e il mondo mediterraneo tra Italia e Spagna", che focalizzerà la nascita in Europa del fenomeno Bosch e del gusto per una certa pittura nordica (in netta controtendenza col classicismo dominante) dove mostri, demoni ed incubi erano i protagonisti.

Ma il legame tra l'artista olandese e Venezia è antico. Documentati a Palazzo Ducale fin dal '500, i polittici "veneziani" di Bosch sono ricordati per la prima volta pochi anni dopo la morte dell'artista. Il cronachista Marcantonio Michiel scrive di averli visti nella collezione di Domenico Grimani nel 1521: la ricca pinacoteca dell'illustre patrizio veneziano probabilmente conteneva altre opere di Bosch.

Una delle più recenti scoperte annunciate in occasione del cinquecentenario è la presenza in tale collezione veneziana del Trittico ora conservato a Bruges raffigurante il Giudizio Universale. Tale dipinto infatti, comprato a Roma da un porporato spagnolo, sarebbe giunto nella capitale per mano di un altro cardinale, Marino Grimani, nipote ed erede di Domenico. A confermare la scoperta il fatto che il pittore bresciano Girolamo Savoldo in un suo dipinto realizzato proprio a Venezia negli anni 20' del '500 ("Le tentazioni di Sant’Antonio") ha letteralmente copiato alcuni particolari del Giudizio Universale di Bosch. Testimonianza di un amore per le visioni oniriche partorite dal pittore olandese da parte di una città crocevia di culture che con i paesi del nord aveva da secoli intrecciato scambi e commerci. Pare infatti che i quadri di Bosch fossero giunti nella città lagunare ad opera di un mercante olandese trapiantato a Venezia, che dopo la morte del pittore avrebbe acquistato per le Wunderkammer dei patrizi veneziani le opere giacenti nella sua bottega.

I polittici "veneziani" di Bosch, a lungo esposti anche a Palazzo Ducale, nel corso dei secoli sono stati sottoposti a numerosi interventi di restauro e ridipintura, probabilmente già dalla fine del XVII secolo. Il “Trittico di Sanrta Liberata” e il “Trittico degli Eremiti”, ad esempio, trasferiti a Vienna nel 1838, hanno subito durante questo soggiorno persino modifiche di formato. Nel corso del XX secolo poi, per problemi legati a sollevamenti diffusi della pellicola pittorica, le opere sono state interessate da due nuovi interventi conservativi.

Segnati, dunque, da complesse vicende storiche i dipinti sono giunti ai nostri giorni in una situazione conservativa problematica. «È stato un restauro molto lungo e complesso - spiega Chiara Maida direttore del laboratorio di restauro della Misericordia - durato due anni e mezzo. La leggibilità delle opere era molto compromessa. Anche la parte lignea presentava numerosi problemi. Il nostro team ha dovuto più volte mettersi in discussione per procedere al meglio nel complicato lavoro di restauro, eseguito quasi totalmente al microscopio e con l'uso di sofisticate tecnologie. Era come se i dipinti avessero una vita propria. In qualche modo si può dire che siano stati loro ad indicarci la via migliore da seguire».

Contemporaneo di Tiziano e Leonardo Da Vinci, Bosch fu un artista sicuramente geniale: «Difficile definirlo - spiega Matteo Ceriana direttore dei lavori di restauro - le sue opere sono sempre narrazioni complesse, ricche di particolari da decifrare, spesso dipinte anche nel retro. Un dipinto di Tiziano si legge nel suo insieme, un quadro di Bosch è come una mappa, al suo interno ci sono percorsi che devi seguire poiché le invenzioni si alternano e si intrecciano, è quasi un testo da decodificare. La sua straordinaria modernità sta proprio nel aver tradotto un universo iconografico medievale fatto di bestiari umani e animali con una regia e un montaggio interni alla narrazione dell'immagine assolutamente nuovi e moderni».

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