Boramata, prato di girandole si colora di Uefa e gli aquiloni saranno animali

TRIESTE Un prato di girandole colorate è pronto a riempire di colori per un weekend il centro città: ritorna dal 7 al 9 giugno Boramata, la festa dedicata al vento più celebre e più folle d’Italia. Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione curata da Rino Lombardi con l’organizzazione della Prandicom, celebrerà ancora una volta questa tipicità triestina combinando memoria e creatività, scienza e arte. Saranno ben 400 quest’anno le girandole simbolo dell’evento che si terrà tra piazza Ponterosso e piazza Unità: i colori saranno ispirati alle bandiere delle quattro squadre che si affronteranno a Trieste per i campionati di calcio Under 21 e, come ogni anno, a fine manifestazione verranno messe all’asta per donare il ricavato all’associazione Oltre quella sedia.
Boramata si inaugurerà giovedì 6 giugno alle 18.30, con un appuntamento a cura del Gal Carso. Da non perdere, venerdì 7 dalle 11.30 e sabato 8 dalle 11, l’invasione d’aquiloni nel cielo di piazza Unità: gli aquilonisti arrivano dalla Val di Fiemme e porteranno le loro creazioni più curiose, ispirate al mondo animale e non solo. Non mancherà il laboratorio d’aquiloni e quello sul vento, dedicato alle scuole nella mattinata di venerdì. Si potrà passeggiare “sulle tracce della Bora” insieme alla guida naturalistica Sabina Viezzoli, o partecipare a incontri a tema: sabato alle 18.40 con lo scrittore Mario Ferraguti, autore de “La ballata del vento”, e a seguire con la chitarrista Paola Selva, che presenterà il cd “Legno e vento”. Il programma completo su www.museobora.org.
Dalla valigia del vento allo storico anemometro dell’ex Istituto talassografico, dal drifter usato dall’Ogs per mappare le correnti superficiali dell’Adriatico all’antico ferro da stiro che una madre triestina affibbiava alla figlia per tenerla ancorata a terra nelle giornate di Bora intensa. È una carrellata di storie, memorie, oggetti, apparecchiature scientifiche e progetti artistici la mostra “Laboratorio Venti”, allestita a palazzo Costanzi fino al 12 giugno. L’esposizione, evidenzia il curatore Rino Lombardi, è un modo per celebrare i 20 anni dell’associazione Museo della Bora e i 15 del Magazzino dei venti, il piccolo museo di via Belpoggio 9, tra i più visitati di Trieste. «Sulla Bora è semplice costruire uno storytelling della città, perché ciascun triestino ha un ricordo legato a questo vento», spiega Lombardi.
E in esposizione ci sono molti documenti che lo dimostrano: ci sono le opere d’arte ispirate alla Bora, dalle sculture (come quella di Maurizio Stagni) alle fotografie, ma anche gli spartiti delle canzoni popolari, come “El tram de Opcina”, con il suo celebre ritornello su “la Bora che vien e che va”. C’è, ancora, il ricordo dei record storici registrati da questo vento, immortalati dai quotidiani locali e nazionali. Ma la Bora può essere raccontata anche dal punto di vista scientifico: i pannelli dell’Ogs raccontano l’influenza delle raffiche sulle correnti marine del golfo.
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