Blaze Bayley, a Trieste l’ex Iron Maiden

Sabato il cantante inglese sarà al Loft, da solista ha realizzato 10 dischi

TRIESTE. Nel 1993 Bruce Dickinson lasciò gli Iron Maiden per quella che si sarebbe rivelata solo una lunga pausa. Sei anni: tanto durò il sogno di Blaze Bayley che si trovò a sostituire lo storico cantante della band heavy metal inglese dal successo planetario. Una voce differente da quella di Dickinson, dalla tonalità più bassa, che segnò una parentesi nella quale vide la luce il decimo album “The X Factor” nel ’95, la raccolta “Best of the Beast” nel ’96 con l’inedito “Virus” da lui composto, l’undicesimo disco “Virtual XI” nel ‘98 e lunghi tour, compresa una tappa al Palasport di Chiarbola proprio nel ‘98: «Suonai con i Maiden a Trieste per il tour di “X-Factor” – racconta Bayley – è stata l’unica volta in città, mi fermai la notte e ricordo una piacevolissima serata in giro, incontrando un sacco di persone simpatiche».

Nel 1999 Dickinson riprende il ruolo di frontman dei Maiden che riveste tuttora (sarà con loro in Piazza Unità il 17 luglio). Da allora Blaze porta avanti una carriera solista e nei live propone anche pezzi dei Maiden, come farà sabato alle 21 al Loft di Via Economo, accompagnato dalla chitarra classica di Thomas Zwijsen. La serata, a ingresso gratuito, si aprirà alle 20 con il duo triestino Killjoy (Ragno Rovatti alla voce e Andrea Vittori alla chitarra).

Dopo il concerto, l’ex frontman degli Iron Maiden incontrerà i fan per foto e autografi in un “meet&greet”: «Adoro suonare in Italia, in passato ho anche collaborato con musicisti italiani. Conosco e apprezzo i Lacuna Coil – dice Bayley –. In scaletta sabato ci saranno miei speciali arrangiamenti, voce e chitarra, delle canzoni dei Maiden in un set acustico».

Aver fatto parte di una delle heavy band più famose al mondo e poi uscirne è stato complicato da gestire: «Di quei tempi mi rimane il calore dei fan che hanno continuato a seguirmi. Altri, invece, mi odiavano perché affezionati alla voce di Dickinson, molto diversa dalla mia. Penso che i Maiden in quel momento cercassero un cambiamento, e infatti è cominciata quella che abbiamo poi conosciuto come la loro era progressive, caratterizzata da canzoni più lunghe e brani più prodotti. Steve Harris (il fondatore degli Iron, ndr) mi ha insegnato molto per quanto riguarda il songwriting, la scrittura e la composizione».

Dai concerti davanti a 60 mila ai locali con capienza di 100 persone: non è stato facile ripartire dal basso, ma il cantante di Birmingham, oggi 55enne, non ha mai mollato. Da solista ha realizzato una decina di dischi, gli ultimi fanno parte di una trilogia sci-fi intitolata «Infinite Entanglement»: «La più grande sfida della mia carriera solista – dice – è stata portare a termine nei tempi previsti “The Redemption of William Blake”, la terza parte della trilogia». Nella sua esperienza, il mondo della musica è popolato da più diavoli che angeli e invita i giovani a pensarci bene prima di scegliere di intraprendere questa carriera: «E se proprio sei convinto… Sii il miglior musicista che puoi essere. Impara a registrare bene. Sviluppa una buona aritmetica mentale». Questo mese il suo tour europeo include quattro tappe italiane: mercoledì Torino, giovedì Borgo Ticino, venerdì Piove di Sacco e sabato il finale a Trieste.

«Sto lavorando a un nuovo album acustico – conclude l’artista britannico – e sto scrivendo un libro che sviluppa la storia che ho raccontato negli album della trilogia. La musica è la mia vita, ci metto cuore e anima. Il mio eroe era Ronnie James Dio, che ha lavorato fino all’ultimo giorno. Intendo fare lo stesso». (e.r.)



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