Biagio Antonacci a Trieste: «Sarà un concerto vero in nome dell’essere uniti»
Sabato in Piazza dell’Unità il secondo grande live dell’estate. «Niente effetti speciali, ma uno spettacolo inclusivo, sul palco saremo solo cinque musicisti»

TRIESTE. «Manco da tanto tempo dal Friuli Venezia Giulia. Se devo dire la verità, non mi ricordo l’ultima volta, credo sia stato al Politeama Rossetti a Trieste, un teatro molto bello, per un concerto acustico. È una regione che ho toccato purtroppo sempre poco nella mia carriera».
Biagio Antonacci si esibì al Rossetti nel 2009 e torna ora a esibirsi come secondo protagonista, dopo Zucchero, dei grandi concerti “Live in Trieste” in Piazza Unità, sabato 15 luglio alle 21.30.
Il “Biagio Antonacci Estate 2023” sarà l’occasione per riascoltare brani ormai entrati nel canzoniere italiano come “Convivendo”, “Non so più a chi credere”, “Non è mai stato subito”, “Vivimi”, “Iris”, “Pazzo di lei”, “Se io, se lei”…
I biglietti per il concerto sono ancora in vendita su Ticketone e saranno disponibili il giorno del concerto, dalle 18.30, alla biglietteria in Via del Teatro.
Antonacci, cosa può anticipare del live in Piazza Unità?
«È un tour molto semplice questo. C’è un palco semplice, una strumentazione, siamo cinque musicisti, ma siamo appoggiati sul palco, non ci sono effetti speciali. Credo non ci siano neanche schermi, sarà un concerto vero, di unione, un concetto di consapevolezza che la cosa più bella sarà quella di stare insieme. La consapevolezza dell’unità. E sarà un concerto inclusivo, tutti avranno gli occhi per un attimo nei miei occhi».
Ha pubblicato nuovi singoli: “Tridimensionale” con Benny Benassi, “Sognami” feat. Tananai, “Telenovela”, “Seria”… è in arrivo unnuovo album?
«Mi piace molto questa sperimentazione che sto facendo, l’ultimo “Tridimensionale” lo definisco un pezzo ibrido-italiano. Mi sono divertito con Benny Benassi perché oltre a essere un dj internazionale, è una persona straordinaria. Poi con Tananai ci siamo divertiti a Sanremo a dare una nuova vita alla canzone con Don Joe, “Sognami”, che resterà nella storia della mia carriera, una delle più importanti. C’è un altro singolo in arrivo a settembre. E a ottobre/novembre finalmente l’album».
Racconta sempre di quanto sia stata importante e a volte dura la “gavetta”. E il successo? Dà soltanto o toglie anche?
«Ti porta molte cose belle, e te ne toglie altre. Ma quando te le toglie non ti rendi conto perché pensi che sia tutto normale. Sogni talmente tanto di vivere di musica e quindi di avere successo che quando poi ci sei dentro non ti rendi conto della parte negativa. Hai sempre un filtro davanti che si chiama successo. E non è una grande cosa umanamente, perché dovrebbe essere un vantaggio, ma non lo è. È solo una posizione. E quindi il successo può anche essere considerato una bomba che ti entra in casa, se non hai capacità di gestirlo. La mia fortuna è che ero già grande, avevo trent’anni, e alle spalle altre esperienze lavorative».
Che rapporto ha con le sue hit? Le canzoni più amate dal pubblico sono anche le sue favorite, o viceversa ha dei “ lati b”, brani a cui è più affezionato?
«Preferisco sempre nei miei concerti cantare le canzoni che hanno avuto più successo. Poi, in questo tour, ho inserito una piccola parte di sorprese, di canzoni più vecchie che canto in versione unplugged. I lati b sono delle canzoni bellissime per me perché non sono mai state radiofoniche, però hanno dei contenuti sempre speciali».
Ha dichiarato che “i social hanno fatto finire i miti”: fino a che punto tutta questa esposizione e interazione con il pubblico online ruba magia alla sacralità della musica?
«I social fanno finire i miti, perché non c’è più l’artista che non vedrai mai: l’artista si vede sempre, quindi fai fatica oggi a emozionarti perché c’è già, ogni giorno. L’hai già visto, masticato. Quando conobbi Lucio Dalla, mi tremavano le mani. Oggi se Lucio avesse usato i social probabilmente mi avrebbe fatto molta meno impressione».
Cita sempre Laura Pausini ed Eros Ramazzotti, suoi pilastri. Tra le nuove leve c’è qualche nome che apprezza?
«Laura e Eros sono miei amici, si sa, è inutile. Mi piace molto Lazza ultimamente, oltre che Tananai ovviamente. Lazza è un grandissimo pianista ed è un musicista vero, è uno dei pochi della nuova generazione che quando toccanouno strumento sanno cosa stanno toccando. E quando parlano di musica sanno cosa stanno dicendo. Ed è una dote rara per questo nuovo modo di fare musica oggi».
Capita anche di vederla a un concerto di nicchia come quello di Edda (Stefano Rampoldi, ex Ritmo Tribale) a Bologna. Segue un po’ la scena underground?
«Sì sì la scena underground mi piace, l’ho sempre seguita. Edda è uno dei miei, uno di quelli che preferisco di più. Molto molto difficile anche da capire e da seguire, ma quando entri nel mondo suo, entri in una favola, una sorta di circo, di fantasia. E poi Giorgio Canali mi piace molto, è un altro grande cantautore, grande musicista, tecnico, produttore. Quando voglio rilassarmi vado a un concerto di questo tipo, è dentro che c’è una verità, nonostante la prepotenza dell’esecuzione delle canzoni, no? Anche di questo linguaggio, che a volte può sembrare fuori luogo, e invece tutto - ripeto - rientra nella famosa favola».
Come sarà la sua estate?
«Farò tanti concerti, dieci o undici festival. Finirò la stagione con Pompei che sarà una delle cose più belle della mia vita dopo il Colosseo credo, e il teatro greco di Siracusa. Dopo questa piazza meravigliosa di Trieste».
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