Bellavista? Non più, è Osteria Belvedere

Specialità e salumi pugliesi nella nuova gestione, accanto a orecchiette e broccoletti
Di Furio Baldassi

Esistono posti, soprattutto nella ristorazione, che si portano dietro una fama sinistra. Probabilmente perchè hanno raggiunto vertici che si considerano inarrivabili. Ed è indubbiamente così quando si parla del “Bellavista” di via Bonomea. Vi risparmiamo la storia di Dario Basso, della Trieste da bere, del locale di qualità dove arrivava gente persino da Milano. È il passato remoto.

Il passato più recente parla invece di gestioni meteoriche, dai tre mesi all’anno, di incapacità, ovvia, di ritornare a quei livelli ma, anche, a semplici contenuti di normalità. Quattro, cinque, sei gestioni in pochi anni, cucina locale, cucina romana e romena, pasticci di ogni tipo hanno fatto sprofondare nell’oblìo uno dei locali più belli di Trieste.

Che, dopo l’ultima botta, è rimasto chiuso per quasi due anni. Un delitto di leso panorama, il più bello in città. Alla fine ha trovato un nuovo gestore, simpaticamente incosciente, che ha deciso che non si poteva lasciare morire quel posto. Franco Sperlunto, pugliese doc di Taranto, dopo anni di esperienza soprattutto in strutture alberghiere in Germania, rientrato in patria si è fatto ammaliare dalla vista sul golfo. E, forse, anche dal fatto che si doveva ripartire da zero.

Prima mossa, comprensibile, addio al nome e alla “fama”. Adesso dovete chiedere dell’Osteria Belvedere, che tale è in tutti i sensi. Scordatevi gli impiattamenti, certe velleità troppo ambiziose, i piatti stellati. Questo è posto da 20-25 euro al massimo, dove si porta avanti una cucina casalinga a tutti gli effetti, il menù non esiste perchè varia di giorno in giorno, è pugliese ma anche no.

Il “mercatino” che vi accoglie all’ingresso fa ben sperare. Friselle, taralli, qualche olietto giusto. Richiedeteli, se avete deciso di optare per un tuffo in quella meravigliosa cucina. E non perdetevi tra i taglieri di formaggi e salumi che stanno andando forte un capocollo degno di nota. I piatti? Tutti e nessuno. Nel senso che possono proporvi un antipasto con interessanti nodini di mozzarelle, lampascioni e olive pugliesi dolci fritte, purè di fave e catalogna ma anche dei più neutri spaghetti di mare, fiori di zucca ripieni e polipo affettato su crostoni di pane o orecchiette e broccoletti.

Per il vino, guardatevi attorno. Qualche gloria pugliese non manca ed è meritevole. Il futuro, ora, dipende da loro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo