Barbareschi è Cyrano per il primo secolo di vita dell’Eliseo di Roma

ROMA
Molto spettacolare con ricche scene d'effetto, costumi teatralissimi, 24 attori, questo 'Cyrano de Bergerac' di Edmond Rostand scelto da Luca Barbareschi, che veste i panni del protagonista, per festeggiare e aprire alla grande la stagione dei cento anni del Teatro Eliseo, cui alla fine della prima, martedì sera, interrompendo i lunghi applausi, tutti gli interpreti in proscenio con la regista Nicoletta Robello Bracciforti hanno intonato un «tanti auguri a te».
Lavoro antico e moderno, quasi l'ultimo testo teatrale di qualche rilievo scritto in versi rimati e assieme, come già annotò Valerio Magrelli, una sorta di rap ante litteram che racconta di una rivolta contro un mondo governato dal calcolo, dal piegare la testa ai potenti per averne favori, quindi ancora molto attuale, portando in scena una storia d'amore contrastata, appassionata e infine drammatica.
Barbareschi non poteva trovare un personaggio che per tanti versi gli somigliasse più di questo e basti pensare, oltre a quanto della sua storia si conosce pubblicamente, a quando portò in scena quel suo autobiografico 'Cercando segnali d'amore nell'universo’ per rendersene conto. Una prova di bravura d'attore e vitalità, che privilegia la parte guascone del personaggio piuttosto che quella umana e sensibile. Affollato e rutilante l’inizio, sottolineato dalle scene (di Matteo Soltanto) che si muovono a vista. Con Barbareschi in scena l’ottima Rossana di Linda Gennari e le insofferenze del Cristiano di Duilio Pacello, il bel piglio del De Guiche di Thomas Trabacchi, umanità e colore del Le Bret di Massimo De Lorenzo e del Ragueneau di Duccio Camerini.
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