Banditi, tanto blues e vecchie prostitute nel noir di Carlotto

Meglio affidarsi all'usato sicuro, a schemi narrativi già collaudati, dopo un libro riuscito a metà come il "Turista". Massimo Carlotto si rifugia così nel suo habitat preferito, quello dell'Alligator...
Meglio affidarsi all'usato sicuro, a schemi narrativi già collaudati, dopo un libro riuscito a metà come il "Turista".
Massimo Carlotto
si rifugia così nel suo habitat preferito, quello dell'Alligatore che gli ha regalato finora più soddisfazioni per il semplice motivo che sono le storie che i suoi lettori preferiscono in mezzo a tutte le sue scorribande letterarie, comprese quelle con il gruppo di scrittura “Mama Sabot” che ha già sfornato un romanziere di talento come Piergiorgio Pulixi.


Quando tornano sulla scena Marco Buratti (l’Alligatore), il vecchio ma fascinoso Beniamino Rossini e il ciccione Max la Memoria, Carlotto va via a manetta e riesce a dare il meglio di sè. Questo è il suo vero mestiere. Già il titolo
(“Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane” edizioni e/o, pagg. 213, 16 euro)
è molto promettente e racconta mezzo romanzo ma lo scrittore veneto può permetterselo, come può permettersi di alzare l'asticella e portare i suoi sgangherati personaggi in giro per l'Europa dove vengono presto etichettati come una banda di sfigati, anche se l’apparenza spesso inganna. Noir elettrizzante sull'intreccio tra organizzazioni di narcotrafficanti, servizi e polizia dove ogni mezzo è lecito pur di arrivare a portare a casa il risultato. Un libro caratterizzato da un ritmo serratissimo, quello che richiederebbe sempre il genere. Carlotto piazza esche dappertutto in maniera tale che il lettore è condannato a non fermarsi per arrivare presto al capolinea.


Ma in quale guaio si sono cacciati questa volta l’Alligatore e i suoi compari? I tre si sono infilati in una brutta storia mentre stanno dando la caccia al loro più pericoloso nemico, Giorgio Pellegrini. È una partita piena di insidie, dove tutti giocano sporco. Perfino la polizia. A rendere il clima più rovente sono le barbare esecuzioni della moglie e dell'amante di Pellegrini che mandavano avanti il ristorante del bandito. La polizia o meglio una sorta di Crudelia Demon, un alto funzionario del Ministero dell’Interno, affida un'indagine parallela alla banda dell'Alligatore. Deve scoprire chi sono gli autori di quel macello. I tre non hanno scampo, devono accettare per sperare di non finire in galera anche se il loro destino sembra segnato. Ma Crudelia, la cinica dottoressa Marino (come il Pete Marino, braccio destro della dottoressa Scarpetta di Patricia Cornwell ma è solo una coincidenza e non una citazione) li tiene in pugno.


Le tracce di Pellegrini portano dritte a Vienna, dove l'Alligatore scopre che fa l'infiltrato per sgominare una potente organizzazione di spacciatori. Non ci vuole molto per capire che l'uccisione delle due donne è stata una ritorsione. Basta una piccola mossa sbagliata per rimetterci la vita, gli interlocutori sono tutt'altro che affidabili. Lo stesso Pellegrini è stato smascherato tanto che i poliziotti che hanno mandato in avanscoperta Buratti devono intervenire nella capitale austriaca.


In mezzo a tutto questo bailamme, l'Alligatore trova però il tempo per innamorarsi di una vecchia prostituta ricattata dalla sua maitresse concedendosi uno sprazzo di umanità e romanticismo tra tanto sangue. Uccidere Pellegrini, riuscire a scappare incolumi e salvare la bella Edith, sono i tre obiettivi della banda padovana.


Un racconto condito da tanto blues, prima o poi Carlotto dovrà allegare un cd ai suo romanzi per farci ascoltare tutte queste belle canzoni.


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