Bambini mandati a morte nell’indifferenza del mondo sono solo “danni collaterali”

Ieri a Link la premiazione dei reporter vincitori delle varie sezioni del “ Luchetta” Protagonisti anche i giornalisti sotto scorta e l’economia spiegata ai Millennials 

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«Li han fatti saltare in aria perché li credevano nuovi acquisti delle milizie appena reclutati, mentre erano bambini che partivano semplicemente una mattina alla volta di una gita. Il genitore più fortunato ha potuto effettuare il riconoscimento del figlio attraverso l'impronta dei denti mentre gli altri non han potuto farlo. La coalizione arabo saudita, ammettendo l'errore, li ha definiti semplicemente "danno collaterale"». Orla Guerin ha aperto così ieri le premiazioni del Premio Luchetta 2019: secca, dritta al punto come il suo sconvolgente servizio su Bbc News, che ha vinto nella sezione Tv news, sui 42 bambini uccisi ad agosto scorso mentre viaggiavano su uno scuolabus nello Yemen. Pochi fronzoli e tanta sostanza, come chi ha ispirato la nascita del premio triestino - Marco Luchetta, Dario D'Angelo, Alessandro Ota, Miran Hrovatin, ricordati in più momenti dal direttore di Link e da Franco di Mare - e come pare di ritrovare nel dna dei cinque premiati.

In Daniele Bellocchio, ad esempio, 28 anni soltanto e già la voglia di provare a illuminare quei coni d'ombra impenetrabili. Come "Il Ciad in fuga da Boko Haram" da lui raccontato per l’Espresso vincendo il Luchetta nella categoria stampa italiana. Perché si parla poco di luoghi come quello? Territori aspri e difficilissimi da raggiungere fan sì che la copertura mediatica sia inferiore a quella di Isis, ha spiegato il reporter. La setta islamista ha in mano ancora 60 bambine rapite e rese schiave: le prede perfette, i più piccoli, essendo «pagine bianche facili da plasmare, allo scopo di fargli compiere le maggiori efferatezze».

Addestrati a farsi esplodere già a sei, sette anni, come ha sottolineato la giovanissima corrispondente di Le Figaro dall’Afghanistan Margaux Benn, ulteriore vincitrice che ha documentato le storie dei bambini soldato dell’Isis della provincia orientale. D'accordo entrambi i reporter: come Boko Haram sta consolidando sempre più il proprio potere, anche i talebani, conferma la freelance, stanno intensificando i reclutamenti dei minori nelle zone dai lei indagate, anche perché «ai posti di blocco non vengono perquisiti».

Gli han detto che la sua foto è fin troppo bella perché i due piccoli protagonisti sembrano in posa: tutto il contrario, ovviamente, nello scatto vincitore della sezione fotografia dedicata a Miran Hrovatin “In fuga da Mosul” di Alessio Romenzi, altro reporter che rischia la vita per «testimoniare e camminare lungo gli eventi che entreranno nei libri di storia». A chiudere la cinquina dei premiati è quindi il più celebre Zoro alias Diego Bianchi, protagonista anche nel pomeriggio di un frizzante “one to one”, con il direttore di RaiNews24 nonché presidente di giuria del Luchetta Antonio Di Bella.

Politica «stantia» e voglia «di andare fuori a vedere le cose da vicino» han segnato la "conversione" del conduttore di Propaganda Live al reportage, iniziando dal racconto che per primo gli stava a cuore, sulle Ong criminalizzate: quello dal Congo gli è valso il premio triestino, dedicato da Diego «a mamma e papà».

Durante le premiazioni, gremite di un pubblico che ha lungamente applaudito i vincitori, in misura maggiore i più giovani e non contrattualizzati, come ha fatto notare Marzini, Franco Di Mare ha colto anche l'occasione per evidenziare l'accoglienza di Trieste che, come la sua Napoli, sa «aprire le braccia e guardare al mondo con curiosità». Quella città che per lui, ha spiegato, era la chiave d'accesso per entrare in Bosnia quando era inviato. Anche nel giorno della strage dei reporter triestini era lì: «giorno di spaventosa tristezza», ha ricordato «ma che per noi è diventato elemento fondante del fare informazione da quel momento in poi». In platea, il presidente Fnsi Beppe Giulietti, al centro anche del pomeriggio insieme a Floriana Bulfon, “giornalista sotto tiro”, grave tema su cui si è dibattuto in uno speciale appuntamento al Circolo della Stampa.

Nella giornata del "match" Landini-Bono l'economia è stata protagonista, ma in chiave molto speciale e pop, di una chiacchierata tra Federico Prandi, editore tra l'altro di Link, e Francesco Specchia, direttore della piattaforma video PopEconomy.tv, nata per spiegare ai millennials il mondo dell’economia. Dai giovani agricoltori 4.0 presentati da un outsider come l'ex magistrato di Mani pulite Di Pietro al PopTg che spiega la crisi Alitalia attraverso le animazioni di "Porco Rosso" di Miyazaki, da finanza e trading tradotte in linguaggio che più spiccio non si può, all'halving che dimezza i bitcoin illustrato attraverso metafore calcistiche, Specchia ha trascinato gli spettatori in questo mondo nuovo fatto di formule accattivanti, coloratissime nella grafica, che utilizzano i linguaggi snelli e immediati dominanti nei social, più un utilizzo costante e massivo di sottotitoli e musica. Tutto frutto di una strategia ponderata e studiata nei minimi termini, analizzando in primis i target anagrafici. Un viaggio interessante, che stimola e vuole uscire da un tono paludato e professorale, anche se rigorosamente vietato ai minori di anni 40, vista la velocità frenetica e l'effetto incalzante - e un po' stordente - del comunicare le notizie.

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