Aziz Sancar, Nobel per la chimica un po’ triestino

Lo studioso nato in Turchia, membro dell’Accademia mondiale delle scienze, condivide il Premio con Lindahl e Modrich
Di Edoardo Marchi

Aziz Sancar, uno dei tre vincitori del premio Nobel 2015 per la chimica è membro della Twas (1994), l'Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste. Nato a Mardin in Turchia, condivide il Nobel con lo svedese Tomas Lindahl e l'americano Paul Modrich.

I tre scienziati hanno ricevuto l'ambito riconoscimento per aver mappato a livello molecolare i meccanismi con cui le cellule riparano il loro Dna proteggendo in questo modo l'informazione genetica. Le loro ricerche, si legge nella motivazione dell'Accademia reale svedese delle scienze, hanno fornito informazioni cruciali su alcune delle più preziose funzioni cellulari.

Romain Murenzi, direttore esecutivo della Twas, ha commentato: «Aziz Sancar è un ricercatore di successo le cui ricerche avranno sicuramente un grande impatto. Ma è anche un ottimo insegnante, dedicato al progresso scientifico. Siamo estremamente orgogliosi che sia un membro della nostra accademia, e a lui vanno le nostre più sentite congratulazioni».

Il Dna delle nostre cellule è sottoposto quotidianamente ad agenti che lo possono danneggiare: radiazioni Uv, radicali liberi e sostanze in grado di indurre il cancro (o di distruggere il cancro, come i farmaci chemioterapici). Inoltre, per sua stessa natura (la molecola è intrinsecamente instabile), va soggetto anche a eventi che ne alterano fisiologicamente la sequenza (cioè l'ordine con cui le quattro basi - adenina, guanina, timina e citosina - si susseguono lungo i geni per codificare l'informazione necessaria a produrre le proteine): acquisisce singole mutazioni in più punti lungo il filamento -fino a migliaia- anche durante la divisione cellulare, quando una cellula madre si divide per dare origine a due cellule figlie. Fortunatamente esistono sistemi di riparo endogeni che ripristinano la sequenza corretta impedendo l'accumulo di tali mutazioni.

Aziz Sancar ha mappato uno dei meccanismi che le cellule usano per riparare il danno da radiazioni ultraviolette (chiamato nucleotide excision repair, cioè meccanismo di riparo per escissione nucleare). Il meccanismo in questione è un sistema privo di errori in quanto la fedeltà della riparazione è garantita dal filamento complementare che funge da stampo.

Sancar, lavorando con batteri all'Università di Dallas (Texas), aveva notato che i microrganismi, anche se esposti a massicce dosi di radiazione ultravioletta, potevano riparare i danni del loro Dna se venivano esposti a luce blu. Ha così scoperto un enzima chiamato fotoliasi che ripara proprio i danni da Uv nella doppia elica.

Il metodo messo a punto da Sancar e colleghi consente di mappare i meccanismi di riparo del Dna in tutto il genoma umano. Questa scoperta potrà portare alla realizzazione di farmaci chemioterapici più efficaci e meglio tollerati. In una recente intervista, per spiegare la portata delle sue scoperte, Sancar ha detto scherzando: «Oggi potremo finalmente dire a un collega: “Dimmi che gene ti interessa o indicami un qualsiasi punto sul genoma, e noi ti diremo in che modo quel Dna viene riparato"».

Scoperto il meccanismo per cui «non siamo un cumulo di errori», i vincitori del Nobel per la Chimica 2015 hanno aperto una via importantissima, che ha già dato i primi risultati. Questo il commento del genetista Edoardo Boncinelli, dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che è stato direttore della Sissa di Trieste. Le loro ricerche, osserva, «hanno già dato i primi risultati, con ricadute sulla diagnosi, ma c'è ancora moltissimo da scoprire».

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