Avvolta nel mistero l’eredità artistica di Zoran Mušič lontano dal Fortuny

il caso
«È un testamento estremamente generoso verso la Fondazione Musei Civici di Venezia e in particolare per il Museo Fortuny”. Così aveva raccontato nel marzo del 2018 l’architetto Daniela Ferretti delle volontà testamentarie della pittrice Ida Cadorin, in arte Barbarigo, ultima discendente di un’importante famiglia veneziana di artisti-artigiani e moglie ed erede del celebre pittore sloveno Zoran Mušič, inaugurando a Palazzo Fortuny a Venezia la Mostra “La Stanza di Zurigo. Omaggio a Zoran Mušič. All’epoca responsabile del noto museo veneziano, l’architetto Ferretti è ora da alcune settimane al centro di quello che è stato definito un vero e proprio mistero: la separazione – come lei stessa l’ha definita – “non consensuale” dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, circostanza che ha suscitato persino un’interrogazione in consiglio comunale per capire i motivi di questa improvvisa quanto inaspettata “scissione” dopo più di 12 anni di intensa collaborazione, dal momento che a breve la dirigente sarebbe comunque andata in pensione.
Ma quali saranno ora il destino e la futura gestione di Palazzo Fortuny? In realtà la grande novità per il museo in termini di patrimonio culturale e artistico sarebbe dovuta essere proprio l’annunciata acquisizione dell’eredità di Ida Barbarigo, il cui lascito avrebbe permesso al Fortuny di contare su un grande patrimonio di opere dipinte dal marito Zoran Mušič, dal padre (pittore e mosaicista) Guido Cadorin e dalla stessa Ida, e naturalmente su una grande mole di documenti, disegni, foto e altre opere contenute nel consistente archivio di famiglia. Non a caso subito dopo la morte della pittrice, avvenuta il 15 gennaio del 2018, molti sono stati gli annunci dell’arrivo quanto mai prossimo del cospicuo lascito al museo Fortuny, sede di tante mostre dedicate ad Ida e alla sua famiglia dall’architetto Ferretti.
Qualcosa però nel frattempo sembra essere cambiato. Se il lascito, che si dava come cosa fatta, sia stato o no formalizzato dalla Fondazione MUVE non è ancora noto. Pare infatti che l’acquisizione di questa eredità non abbia avuto in realtà un percorso lineare, trovando sul proprio cammino alcuni ostacoli.
Ma se l’eredità di Ida Barbarigo non è ancora approdata al Fortuny dopo quasi 2 anni, c’è da chiedersi a questo punto se ci arriverà mai e in alternativa quale sarà la reale destinazione futura di questo grande patrimonio artistico, il cui destino sembra essere passato in sottordine rispetto all’attualità del repentino cambio di vertice nel museo che lo doveva ospitare.
Altro quesito fondamentale è se questa inestimabile eredità artistica, il cui cuore sono proprio le tante opere di Zoran Mušič, diventerà davvero – come annunciato inizialmente - patrimonio pubblico restando a Venezia, città a cui il pittore e sua moglie erano particolarmente legati, o invece non correrà il rischio di finire altrove magari in mano a privati.
Quello che è certo, con o senza l’eredità Barbarigo, è che ora il Museo Fortuny comincerà un nuovo percorso: dopo una chiusura e un restyling necessario a seguito dell’acqua alta e per una riorganizzazione in termini di inventario, servizi e gestione, il palazzo riaprirà a marzo con una nuova veste. A dirigere il new deal sarà proprio la direttrice del MUVE Gabriella Belli, la cui specializzazione nell’arte dell’800-‘900 porterà il museo veneziano verso una valorizzazione di tutte le collezioni permanenti e già dal prossimo autunno verso nuove mostre temporanee dedicate all’arte contemporanea. Una chiave diversa e nuova che chiude, come già annunciato, anche il percorso con la Fondazione di Axel Vervoordt, il noto interior designer belga, il cui apporto al museo Fortuny per più di 10 anni ha dato vita a tante bellissime mostre di trasversalità storico-artistica co-firmate con l’architetto Ferretti, tra cui Artempo, In-finitum, Proportio e per ultima nel 2017 Intuition. —
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