Attenti al porno come cambiano i desideri proibiti al tempo di Internet
Tra le tante cose che l'avvento di Internet ha cambiato c'è anche l'àmbito delle fantasie sessuali. Mai come oggi, infatti, il sesso è a disposizione, in rete, in tutte le sue forme (e perversioni). A disposizione di chi lo voglia guardare, ma anche di chi sia interessato a praticarlo. Se infatti la pornografia digitale offre immagini e filmati per tutti i gusti, le applicazioni di messaggeria istantanea mettono in collegamento tutti coloro che vogliano incontrarsi per passare dalla teoria alla pratica.
Si intitola “Pornage. Viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo” (il Saggiatore, pagg. 312, euro 19,00) un interessante saggio di Barbara Costa, che, se ha il merito di mappare con dovizia di particolari l'esistente, rischia di sottovalutarne le conseguenze sociali. Perché se è vero che - come scrive Giampiero Mughini nella sua vivace prefazione - la pornografia è sinonimo di libertà (e infatti è severamente vietata nei regimi autoritari), è altrettanto vero che quella da sesso virtuale (ma anche da sesso praticato) è una delle nuove dipendenze studiate oggi dagli psicologi, tale da configurarsi per certi versi come una vera e propria emergenza sociale. Soprattutto presso i più giovani, adolescenti e persino bambini, che - complice la disponibilità dei device elettronici - hanno accesso a età sempre più precoci a materiali inappropriati.
Eppure l'autrice - giornalista che scrive del rapporto tra pornografia e contemporaneità per diverse testate on-line - sembra non avere dubbi: «Scegliere di abbandonarsi a un porno, trastullarsi con il minestrone dei canali free, preferire un genere a un altro: tutto dimostra che guardare porno è sinonimo di emancipazione. Il porno aiuta ad aprire la mente, dà sicurezza e consapevolezza di sé, del proprio corpo e di cosa ci piace e non ci piace del sesso». Una forte critica alla pornografia è venuta in passato dai gruppi femministi, che vedevano questa industria come una forma di sfruttamento delle donne. Ma l'autrice non è d'accordo: «Ci sono ancora angoli bui nel mondo del porno, dove molto è indecenza e squallore, ma equivalgono agli angoli bui di ogni altra professione. Negli anni settanta, le femministe strillavano contro la mercificazione e la sottomissione del corpo femminile che secondo loro il porno imponeva, ma erano accuse sbagliate, esagerate, ribaltate da altre femministe dagli anni novanta in poi; e oggi più di allora le ragazze e i ragazzi che scelgono la strada del porno sono totalmente coscienti di quello che fanno». Sarà.
D'altra parte il libro di Barbara Costa si sofferma anche su altri aspetti della sessualità contemporanea, come le già citate app per gli incontri, i club privè per coppie scambiste, l'universo delle escort, i vari feticismi che attraversano la mente di chi, in rete o nella realtà concreta, è alla ricerca di emozioni forti o comunque particolari: «C'è l'app per i feticisti della palestra (Gymder) e quella che mette in contatto le persone che odiano le stesse cose (Hater); c'è l'app per chi cerca solo intellettuali (Sapio), quella per le donne che amano gli uomini con la barba (Bristlr) e per mettere insieme i proprietari di cani (Twin Dog, Tindog). Chiunque sia il partner che cerchiamo, qualunque sia la nostra fantasia sessuale, c'è sicuramente un'app che ci aiuterà a realizzarla».
Dicevamo che se un limite si può cogliere nel libro di Barbara Costa, esso è il suo approccio puramente descrittivo, poco propenso - insomma - a una più approfondita problematizzazione del tema. Argomento che invece viene affrontato in una chiave più scientifica dallo psicologo e psicanalista statunitense Michael Bader nel volume “Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali” (Raffaello Cortina Editore, pagg. 458, euro 24,00). Anche attraverso il riferimento ad alcuni casi clinici, il libro indaga l'origine delle fantasie sessuali, ma anche le conseguenze della pornografia su Internet nella società di oggi. Bader spiega come sia importante non limitarsi a subire passivamente le proprie fantasie, ma come invece sia utile indagarne le radici: «Non perdiamo la nostra passione se ne comprendiamo le fonti. Ricercando nei livelli più profondi dei desideri e dei conflitti che generano le nostre fantasie, possiamo smettere di sentirci vittime di impulsi sessuali alieni e comprendere in modo compassionevole i nostri bisogni e le nostre manie». —
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