Apre la Domus di Tito Macro la casa romana unica in Europa

AQUILEIA Il proprietario, un certo Tito Macro stando all’iscrizione incisa su un peso in pietra emersa durante gli scavi, doveva essere piuttosto ricco. Come del resto gli altri proprietari succeduti nel tempo, se si considera il bellissimo anello d’oro e pasta vitrea del II-III sec. d.C. e le oltre 1.200 monete anche queste restituite dagli scavi. Tra le quali spicca il sesterzio di Massimino il Trace (235-236 d.C.), l’imperatore che trovò la morte proprio ad Aquileia per mano dei suoi stessi soldati che avevano stretto d’assedio, senza successo, la città rimasta leale a Roma. Un alro tesoretto di ben 560 monete è stato poi ritrovato nella zona dell’atrio, nascosto dal suo ignoto proprietario in una buca intorno al 460 d.C., nei turbolenti anni successivi alla presa di Aquileia da parte di Attila, re degli Unni, e mai recuperato.
Insomma ne ha di storie da raccontare la Domus di Tito Macro inaugurata ieri ad Aquileia alla presenza, fra gli altri, dell’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, Stefania Casucci della Soprintendenza, il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino, e tutti i protagonisti di questo innovativo progetto di valorizzazione e ricostruzione di antichi ambienti promosso dalla Fondazione Aquileia, presieduta dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi. Sei milioni di euro, con le risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Fvg e mediante il contributo di A Spa, società “in house” del MiBact, per restituire a noi tutti una delle più vaste dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia, ben 1.700 metri quadrati che rappresentano un unicum in Europa. L’abitazione si estende per circa 77 metri in lunghezza e 25 in larghezza massima, tra due strade lastricate della città all'interno di uno degli isolati meridionali della colonia, fondata nel 181 a.C.
La dimora fu indagata parzialmente già negli anni ’50 e, tra il 2009 e il 2015, è stata oggetto degli scavi condotti dall’Università degli Studi di Padova, in convenzione con la Fondazione e sotto la direzione di Jacopo Bonetto. Gli scavi hanno permesso di riconoscere la pianta della domus, costruita nel I sec. a.C. e vissuta e abitata ininterrottamente fino al VI sec. d.C., e di proporne l’attribuzione a Tito Macro, facoltoso abitante di Aquileia. «La valorizzazione della Domus - ha detto Zanardi Landi inaugurando ieri la struttura - è rendere ‘parlanti’ i reperti e le grandi opere d'arte conservate ad Aquileia».
E se la Soprintendente Simonetta Bonomi avava parlato di «frutto di un lavoro corale, di riflessioni, discussioni e scelte mirate», per Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia, si è trattato di «una sfida costante e appassionante nel coniugare la realtà dei resti archeologici con la loro ‘narrazione’, sia sotto il profilo delle scelte architettoniche per la copertura e le antiche strutture, sia sotto il profilo del racconto, o meglio dei racconti, che la domus può ispirare». La Domus si può visitare in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e, a seguire, sarà aperta al pubblico su prenotazione. Info: www.fondazioneaquileia.it. —
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