Andrea Tarabbia vince il Premio Campiello con il libro “Madrigale senza suono”

Andrea Tarabbia è il vincitore del premio Campiello numero 57. È stato proclamato ieri sera al termine di una serata condotta al teatro 'La Fenice' di Venezia con eleganza emozionata da Andrea Delogu e trasmessa dalle telecamere di Rai 5 davanti a un affollato parterre de roi, con la presidente del Senato Casellati chiamata a dare il saluto inaugurale.
Tarabbia, che sarà a Pordenonelegge nella giornata inaugurale di mercoledì 18 settembre, alle 21, ospite a palazzo Montereale Mantica, ha ottenuto per il suo “Madrigale senza suono” (Bollati e Boringhieri) 73 voti. Il vincitore ha preceduto nell’ordine Giulio Cavalli (60 voti), Paolo Colagrande (54), Laura Pariani (52) e Francesco Pecoraro (38).
Il giudizio dei trecento lettori, pescati in tutta Italia tra varie categorie sociali e professionali, lo si può leggere anche come un sondaggio per capire dove tira il gusto del pubblico. Fare insomma un po' di antropologia, più che di critica letteraria.
Così davanti alla griglia dei finalisti, ci si poteva chiedere se facesse più presa la sconfortata analisi del presente di Francesco Pecoraro ('Lo stradone') o il racconto paradossale, ma neppure poi tanto, di come i migranti morti in mare possano diventare occasione di commercio di Giulio Cavalli ('Carnaio'); o se ancora il romanzo storico ambientato nella campagna lombarda del Seicento percorsa dalle rivendicazioni dei diritti di donne e contadini di Laura Pariani ('Il gioco di Santa Oca') avesse scaldato il cuore dei trecento più o meno di quella sorta di elogio della inconcludenza di Paolo Colagrande ('La vita dispari') o dell’esercizio di letteratura di Andrea Tarabbia ('Madrigale senza suono'). Però, secondo Philippe Daverio, uno della giuria dei letterati che ha selezionato i cinque finalisti, tutti i libri hanno un filo rosso che li accomuna, «raccontano di uno stare come in bilico che ci accomuna tutti».
Il consueto tripudio di mondanità confindustriale della cerimonia serale, che quest'anno presentava la novità di un video, per ogni libro un lettore d’eccezione ne drammatizzava alcuni passi, ha avuto come sempre un antipasto nel corso della conferenza stampa del mattino al museo Correr. Qui gli autori si sono presentati per così dire in 'borghese', forse un po' sfiniti dal dover ripetere per l'ennesima volta trama e ordito delle loro creature. Molto più a suo agio appariva Giancarlo Leone, disinvolto nella parte di anfitrione ed entertainer, che ha rivendicato orgogliosamente (ha passato una vita in Rai) come la tv di stato avesse offerto al solo 'Campiello' la trasmissione integrale di tutta la serata, e non solo un collegamento «quando è il momento di sorseggiare un liquore...». Ogni riferimento allo Strega era ovviamente voluto.
Destinatario di qualche battutina complice di Leone («non preoccuparti, non ti chiederò qual è l'ultimo libro che hai letto»), Matteo Zoppas, presidente degli Industriali del Veneto, ha annunciato la novità del Campiello per San Patrignano, con cui viene premiato un racconto di uno dei ragazzi della comunità. Tra l'annucio del vincitore del Campiello opera prima, Marco Lupo con il romanzo 'Hamburg' e l'assegnazione a Isabella Bossi Fedrigotti di quello Fondazione Campiello, i cinque finalisti si sono prestati a essere passati in rassegna con un po' di comprensibile ritrosia. E se Laura Pariani, alla sua quarta finale - la prima risale addirittura al 1998 - è ormai una veterana, e Colagrande e Tarabbia sono nella “rosa” per la seconda volta, più impacciato appariva Cavalli, che vive sotto scorta per il suo impegno contro le mafie, mentre Pecoraro nascondeva a fatica un ruvido fastidio per i riflettori. Davanti ai quali si trovava invece a suo agio il frenetico diciottenne sardo Matteo Porru, vincitore del Campiello giovani con il racconto “Talismani”, studente dell'ultimo anno del liceo classico Dettori di Cagliari, dove vive, e ha già pubblicato tre libri.
Premiato dal triestino Michele Da Col, vice presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria nazionale e da Eugenio Calerao Ciman, presidente dei giovani confindustriali veneti, Porru, dopo essere scomparso dalla sala tanto che Leone doveva richiamarlo all'ordine, faceva già la sua prima dichiarazione: «Bisogna abolire i social». —
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