Anatomia del Giappone sul corpo delle donne un paese sospeso tra antico e moderno

Mieko Kawakami firma “Seni e uova” per l’editore e/o impietoso e lucido ritratto della realtà del Sol Levante



«Estate 2008, ho trent’anni e non sono quasi per niente la donna che sognavo di essere quando ne avevo venti e mi sforzavo di immaginare il mio futuro. Ancora oggi quasi nessuno legge quello che scrivo (…) Non ho amici. È tutto uguale a prima (…); un lavoro precario e uno stipendio da poco più di centomila yen al mese, anche se sgobbo dalla mattina alla sera». Per rapide e incisive pennellate, quasi graffiate sulla superficie della pagina, Mieko Kawakami, una delle più note scrittrici giapponesi, racconta con lucida precisione “anatomica” la vita della protagonista del suo ultimo romanzo “Seni e uova” (e/o, pagg. 624, euro 19,50)), vincitore del prestigioso Premio Mainichi Publishing Culture.

Al centro della narrazione Natsu, un’aspirante scrittrice sempre in affanno tra una miriade di lavori part-time, che decide di inseguire il sogno di un’inseminazione artificiale. Accanto la sorella maggiore, Makiko, hostess in un locale notturno, dove alcool e prostituzione sono sempre in agguato, decisa a rifarsi il seno in una clinica a poco prezzo. E infine la nipote adolescente Midoriko alla ricerca di un dialogo impossibile con la madre, che ama e combatte al tempo stesso. Tra queste tre donne e le tante altre che attraversano il romanzo lo spettro, assai diffuso, della violenza domestica e poi quello della povertà che in Giappone – come ci racconta Kawakami nell’incipit - si misura dal numero di finestre della casa in cui si è nati e grava sulla condizione femminile in modo annichilente. Così il desiderio di emancipazione e di libertà delle protagoniste si scontra irrimediabilmente con la rigidità di una società solo in apparenza più aperta alle donne rispetto al passato, ma in realtà ancora profondamente misogina.

Ecco allora in questo romanzo un triangolo familiare in cui la vita delle protagoniste diventa paradigma dell’universo femminile e si rivela attraverso pensieri, parole, gesti, che investono il lettore con un linguaggio del corpo e della mente a volte così diretto e crudo da non lasciare scampo, come nella scena in cui Midoriko non riuscendo a parlare con la madre, a pretendere da lei una qualunque verità, spinta da una violenza disperata quanto grottesca, inizia a spaccarsi sulla testa delle uova, facendosi colare sul viso, come lacrime dolorose, albume e tuorli senza quasi fiatare.

Più che un libro “Seni e Uova” è l’anatomia di un paese, un lucido e impietoso scavo nel conscio e nell’inconscio collettivo del Giappone di oggi tra le pieghe di una società al contempo moderna e antica, avanzata e retrograda, in cui gli opposti convivono dentro e fuori l’anima degli individui e dove il genere sembra ancora condizionare i meccanismi economico-sociali, i comportamenti individuali e le dinamiche culturali. Non a caso secondo i dati del World Economic Forum relativi al 2020, il Giappone si classifica solo 121° su 153 paesi analizzati per quanto riguarda la parità di genere.

E se gli uomini sono quasi del tutto assenti nel romanzo o appaiono come ombre o figure negative, “Seni e Uova” non sembra voler essere un romanzo femminista, ma più che altro un’opera che riflette senza sconti sul corpo della donna, sulle sue trasformazioni (l’arrivo delle mestruazioni, la maternità, la malattia, il sesso) e su come possa diventare forse un giorno paradigma su cui cambiare il mondo. —



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