“Amiche per la pelle”, un film dal libro di Laila Wadia

TRIESTE. Quattro amiche, quattro immigrate di origine indiana, croata, curda turca e cinese che inventano per le loro famiglie un futuro diverso a Ponziana, Trieste, grazie all'amore per la vita e a una solidarietà tutta al femminile: è la trama di "Babylon Sisters", il prossimo film che verrà girato nel capoluogo giuliano a partire da agosto, ispirato al libro "Amiche per la pelle" di Laila Wadia, scrittrice indiana ma triestina d'adozione. "Babylon Sisters" sarà diretto da Gigi Roccati, esperto documentarista: nel 2013 ha vinto il premio per il miglior documentario della Rai col suo lavoro sull'Afghanistan "La strada per Kabul", e per la trasmissione "Sfide" ha girato una puntata sulla schermitrice triestina Margherita Granbassi. La produzione è invece di Sarah e Gino Pennacchi per Tico Film, la società che ha già realizzato due documentari con Paolo Rumiz distribuiti da Repubblica oltre che "La vera leggenda di Tony Vilar", il primo mockumentary italiano. Pennacchi, di origine triestina, ha subito amato il libro della Wadia: «Mi è sembrata una meravigliosa storia di integrazione in una città di confine come Trieste: sono diventato amico dell'autrice e abbiamo scritto insieme il soggetto».
«Il film racconta l'amicizia tra quattro donne immigrate che vivono con le loro famiglie in una palazzina, decadente ma decorosa, alla periferia di Trieste, già sotto sfratto. Nel palazzo c'è anche il professor Dudech, un triestino eccentrico, brontolone e razzista, che chiama "neri" anche cinesi e slavi, e ha molta nostalgia del passato», anticipa il regista. Attraverso una sorta di "sorellanza multiculturale", le protagoniste prendono in mano i destini delle proprie famiglie anche per creare qualcosa di sostenibile e nuovo, una cooperativa. Intanto la piccola Shanti, figlia della protagonista indiana, che sa cantare e ballare come una diva di Bollywood, fa nascere l'idea di un'attività di balli per le donne del quartiere, oltre a sciogliere il cuore dell'arcigno professore.
«È una "commedia migrante" dall'anima musicale che racconta le risorse degli umili, la vitalità di queste famiglie e la possibilità di coesistenza, ma con una fotografia documentaristica che esprima anche i contrasti della nostra società», dice Pennacchi. E Ponziana è l'anima del progetto: il film ha già creato sinergie con la microarea e la Casa delle Culture, per mostrare la vera realtà del quartiere. «Abbiamo organizzato un evento a Ponziana incontrando la gente del posto, dalle signore cinquantenni che ballano latinoamericano alle vecchiette che fanno l'uncinetto, dai portuali ai raccontatori di barzellette da bar: un'umanità variegata che popolerà il film», racconta Roccati. Il cast è ancora segreto: di certo, ci saranno quattro attrici che provengono davvero dai paesi rappresentati in sceneggiatura. «Ci piacerebbe fare un film che faccia ridere e piangere, ma con sguardo contemporaneo sulla nostra società che guarda al presente con gli occhi dello sconforto. Noi invece avremo gli occhi dell'amore e della possibilità di costruire un futuro migliore».
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